Avanti con grande libertà e con altrettanta prudenza.
É quanto é emerso dal convegno sull’opengovernment in Lombardia che si é tenuto ieri sera al Pirellone.
Serve un grande salto culturale per far sì che la pubblica amministrazione superi lo scoglio della carta e si converta definitivamente a un nuovo modo di comunicare coni cittadini.
Tutto quanto ha a che fare con il software libero o open source aiuterebbe molo in queso passaggio, non solo per considerazioni di carattere economico, ma soprattutto per i meccanismi di partecipazione e condivisione che sarebbe in grado di innescare.
Quando si affrontano i temi legati alla democrazia digitale il rischio che ci si limiti ad evocare scenari di ampio respiro o applicazioni futuribili, senza però mettere mano a piccole azioni di cambiamento con le quali effettivamente è possibile innescare una nuova mentalità nella pubblica amministrazione.
L’esempio più eclatante é quello della Carta Regionale dei Servizi: invesimenti enormi (1 miliardo e mezzo di € in meno di dieci anni) per vederla attivata in tutte le sue potenzialità da 190.000 lombardi su 10 milioni.
Se vogliamo fare davvero innovazione, anche e soprattutto nella pubblica amministrazione, questa deve essere diffusa e condivisa, così da creare i presupposti perché ci sia un reale cambiamento di mentalità e di abitudini.
Ci sono amministrazioni locali da anni molto avanti nella sperimentazione di soluzioni innovative, ma rischiano di incrementare il digital divide, il fossato tecnologico tra le diverse amministrazioni locali e centrali. Non servono dunque fughe in avanti o annunci roboanti e ad effetto. É più utile un lavoro quotidiano di sensibilizzazione e accompagnamento.
Elemento chiave dell’intera questione dell’open government é la questione degli Open, ovvero i dati in formato aperto, leggibile e riutilizzabile da chiunque. Facciamo un esempio: i dati sull’inquinamento atmosferico in Lombardia. Provate a pensare quali prospettive e applicazioni potrebbero nascere dalla messa a disposizione in tempo reale dei dati delle centraline di rilevazione sparse sul territorio. Questi dati, magari integrati con altre misurazioni o altri parametri, potrebbero portare a una gestione più tempestiva ed efficace dei provvedimenti anti inquinamento.
La Giunta lombarda ha già lanciato una app per I-pad e Android con la possibilità di avere indicazioni su musei, biblioteche e farmacie aperte. Un’esemplificazione interessante, ma ancora molto limitata. Il portale dati.lombardia.it mette a disposizione basi dati riguardo i diversi settori della Lombardia. Si tratta ora di trasformarli in applicazioni utili ai cittadini.
Si sono fatti alcuni passi interessanti, ma il difficile viene ora e consiste in una reale politica di promozione di diffusione di un nuovo modo di trattare e dialogare con la pubblica amministrazione. Il che significa anche che si deve essere disponibili a trasparenza e rendicontabilità effettiva delle proprie azioni e decisioni.
Per questo ci permettiamo di continuare ad insistere sull’opportunità di una o più leggi regionali sull’utilizzo e la promozione di software libero e open data. La buona volontà della Giunta é positiva, ma la crescita diffusa delle buone pratiche ci sembra debba passare anche (e forse soprattutto) da atti istituzionali espliciti che si possono trasformare anche in leggi.
Attendiamo allora con fiducia che l’impegno dell’assessore Maccari su questo fronte possa trasformarsi anche in un via libera da parte della Giunta e della maggioranza alla discussione sulle proposte di legge in materia che ancora giacciono in consiglio.
Anche perché la politica virtuale non può sostituirsi a quella reale: l’open government é una splendida occasione che deve innestarsi su una reale capacità di governare e di favorire il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini.
Non basta una politica virtuale o mediatica. Abbiamo già dato.