Oggi c’è stata la prima uscita ufficiale della Commissione Carceri del Consiglio regionale della Lombardia.
Come promesso, ci siamo recati al carcere bresciano di Canton Mombello, da dove giungevano notizie di uno sciopero della fame dei detenuti per protestare contro le difficili situazioni di detenzione.
Mattinata intensa, con visita a un paio di raggi e incontro con i responsabili del carcere, del tribunale di sorveglianza e dell’ASL seguito da un ulteriore incontro con il comitato dei detenuti.
A fronte delle pessime condizioni logistiche, con una presenza di detenuti più che doppia rispetto alla capienza regolamentare, abbiamo apprezzato l’impegno del direttore e di tutto il personale per rendere meno pesante una situazione oltre il limite della decenza.All’ingresso di Canton Mombello siamo stati accolti da un piccola manifestazione messa in scena dal “Comitato per la chiusura del carcere lager di Canton Mombello” accompagnati da alcuni parenti di detenuti.
I toni accesi del presidio e la presenza della quasi totalità delle testate giornalistiche locali bresciane ci hanno subito segnalato l’urgenza del problema.
Durante i colloqui e la visita abbiamo potuto constatare le difficilissime condizioni logistiche, ma abbiamo anche avuto modo di apprezzare la grande dedizione degli agenti penitenziari e di tutto il personale che, come ci ha spiegato la direttrice, deve fare i conti con budget di spesa praticamente ridotti a zero e con la necessità di rendere meno gravose possibili le condizioni dei detenuti.
Rispetto a quanto ho visto circa un anno fa (qui il post della visita del 2012), le condizioni rimangono critiche (i detenuti sono aumentali) ma c’è da segnalare anche l’impegno profuso dalle istituzioni locali e da tutti coloro che vivono o lavorano nel carcere bresciano. Sono stati sostituiti tutti i materassi, quasi tutte le celle dispongono di un frigorifero e sono state allestite docce in ogni cella. Condizioni che altrove si sognano, come raccontavo a proposito di San Vittore a Milano. A questo c’è da aggiungere la tinteggiatura delle aree comuni realizzata dai detenuti che hanno partecipato ai corsi garantiti dalla dote formazione regionale che ha fatto arrivare 146 mila € nell’ultimo anno a Canton Mombello.
Nonostante queste note positive, la situazione del carcere bresciano rimane insostenibile e l’unica soluzione possibile appare quella della costruzione di un nuovo edificio carcerario. Il Comune di Brescia con l’approvazione del PGT ha individuato un’area disponibile nella zona dell’altro carcere di Brescia, Verziano.
Il comitato dei detenuti ci ha poi consegnato una lettera (qui potete leggere il testo integrale) nella quale si denuncia con chiarezza le condizioni del carcere e si lancia un appello a una radicale riforma del sistema giudiziario carcerario a partire da due provvedimenti come l’amnistia e l’indulto che , almeno a giudizio degli ospiti di Canton Mombello, potrebbero dare un significativo impulso all’alleggerimento delle condizioni detentive a Brescia e altrove. L’appello dei detenuti si è poi concentrato sull’abuso della detenzione preventiva e sui tempi inaccettabili delle decisioni del Tribunale di Sorveglianza in merito a permessi e pene alternative.
Al termine della visita, come Commissione carceri, abbiamo preso alcuni impegni:
– la presentazione di un ordine del giorno al bilancio per reperire alcuni fondi da mattere a disposizione di piccoli interventi urgenti nelle carceri lombarde
– l’approvazione di una mozione per sollecitare l’inserimento del nuovo carcere di Brescia tra le opere prioritarie del Piano Carceri
– l’approvazione di una mozione in cui recepire le istanze presentate dai detenuti di Canton Mombello, indulto e amnistia compresi, per sollecitare il Parlamento ad agire in tal senso
– ci siamo infine impegnati a tornare tra qualche mese a Brescia per verificare la situazione dei detenuti.
Un’ultima considerazione: le condizioni del carcere bresciano sono davvero difficili e non garantiscono il rispetto della dignità dei detenuti, ma parlare di “lager” mi pare davvero poco rispettoso del lavoro di chi ci opera e del tentativo di rendere meno pesante possibile la detenzione. Almeno questo va riconosciuto alla direttrice e a tutti i suoi collaboratori.
L’articolo del “Giornale di Brescia” e quello del “Corriere di Brescia”
(ringrazio entrambi per la “non” citazione, ma temo che la fonte dell’on-line sia la stessa, ovvero un “galeotto” lancio di agenzia. Recupereranno sicuramente sul cartaceo di domani)
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