Visita lampo oggi pomeriggio al carcere milanese di San Vittore dopo la segnalazione di uno sciopero della fame in corso da parte di un gruppo di detenuti per segnalare le difficili condizioni in cui si vive nelle celle del carcere di piazza Filangeri.
Parecchi e ormai cronici i problemi che si accentuano con l’arrivo del caldo.
Proveremo a trovare qualche fondo nell’assestamento di bilancio, se non altro per far fronte alle emergenze più evidenti.
Ve ne racconto qualcuna qui di seguito.
In compagnia dei colleghi della Commissione carceri Carugo (presidente, del Pdl) e Marcora (dell’Udc) abbiamo visitato in particolare tre piani del V raggio, una delle parti del carcere che non ha avuto in tempi recenti lavori di ristrutturazione.
Accompagnati dalla comandante degli agenti del carcere Manuela Federico, abbiamo potuto verificare come la temperatura delle celle e le condizioni di sovraffollamento siano davvero al limite della sopportabilità (in alcuni casi anche ben oltre).
A questo si aggiunge un problema che in questi giorni di caldo è particolarmente pesante: l’acqua arriva a intermittenza nelle celle, nei bagni e nelle docce comuni. Il problema pare risiedere nei tubi dell’impianto che denunciano parecchie perdite. Il tentativo di aumentare la pressione dell’acqua per farla arrivare fino al terzo piano non fa che aggravare le perdite e danneggiare i tubi ormai usurati dal tempo.
Condizioni davvero difficili che si accompagnano alla necessità di smontare le ante delle finestre per garantire una qualche areazione (con la conseguente libera circolazione di insetti e animali vari), gli spazi angusti delle celle in cui i detenuti non possono neppure stare in piedi tutti assieme e le condizioni davvero pessime delle docce. Io farei fatica anche solo ad entrarci e lì devono lavarsi (acqua permettendo) decine di persone a doccia ogni giorno.
Le celle, soprattutto per l’impossibilità di avere 150 detenuti in giro per un singolo corridoio, rimangono chiuse per 21 ore al giorno e anche nell’ora d’aria l’unico spazio a disposizione è un cortile in cemento battuto dal sole.
Aggiungo un paio di note che riguardano gli agenti di polizia penitenziaria e che danno ulteriormente l’idea di che cosa significa oggi vivere e lavorare a san Vittore.
Durante l’ora d’aria i detenuti (circa 500 a turno suddivisi in vari cortili) sono sorvegliati da pochi agenti, uno in mezzo a ciascun cortile, un altro all’interno della garritta che sovrasta i cortili sotto il sole e senza neppure la presenza di un ventilatore che possa mitigare l’effetto forno. Gli agenti che prestano questo e altri servizi non hanno neppure un telefono mobile di servizio per comunicare con i colleghi, si usa la voce, o meglio, le urla.
All’inizio di giugno, come potete vedere dalle immagini di un video amatoriale ripreso dal Corriere.it, è scoppiato accidentalmente un incendio in un magazzino del carcere accanto al quale erano ammassate alcune decine di bombolette del gas. Il fumo ha preso invaso una parte del carcere dalle celle della quale sono stati fatti uscire circa 500 detenuti che si sono poi ammassati in corridoi dove entrava copiosa l’acqua utilizzata dai vigili del fuoco per domare le fiamme. Fumo, urla, confusione totale hanno regnato per almeno un’ora e più. Sapete quanti agenti hanno gestito la situazione? Quattro che, meglio ripeterlo, hanno tenuto a bada, senza che nessuno subisse conseguenze, 500 detenuti. I numeri si commentano da soli.
Usciamo da questa visita molto impressionati dall’ormai cronica insostenibilità della vita interna al carcere di san Vittore.
Andrebbe abbattuto e ricostruito, ma nessuno ha il coraggio e le risorse per farlo.
Nei prossimi giorni con i colleghi della commissione carceri tenteremo di recupera qualche decina di migliaia di euro dal bilancio della rgeione per offrire qualche intervento tampone (ventilatori, rubinetti per le docce, telefoni per garantire la comunicazione tra gli agenti…). Non sarà facile, anche perché le competenze della regione non abbracciano direttamente la gestione delle carceri, ma qui, ci pare, si tratta di vera e propria emergenza igienico sanitaria e su questo, forse, qualcosa spunteremo.
Ciao Fabio,
ti ringrazio per l’attenzione che avete prestato al carcere di s. Vittore, al quale si contrappone quello di Bollate, un carcere modello, ove le condizioni di vita dei detenuti e del personale carcerario sono decisamente “UMANE”.
Come ho già ribadito in passato, solo la riforma della giustizia puo’ rendere la condizione delle carceri migliori. Infatti a S. Vittore rimangono prevalentemente i detenuti in attesa di giudizio e ben sappiamo quanti giorni devono trascorrere prima di giungere al termine del 1^ grado.
Ti invito a coinvolgere tutti i ministeri competenti : giustizia, salute……..perchè il problema non tocca un solo ministro bensi’ tutti, i carcerati sono una comunità nella comunità, con tutti gli annessi e connessi.
Le carceri sono in condizioni disastrose e paradossalmente, costano alla comunità moltissimo, proprio per i continui “rattoppi”, non sarebbe il caso di trasformare le parole in termini concreti? magari per la nuova costruzione utilizzare gli stessi detenuti, o le cooperative che operano nelle carceri? sarebbe un modo per alleggerire i costi, educare i detenuti che alla fine collaborerebbero per un miglioramento delle loro stesse condizioni di vita. Ero a Bollate quando il ministro Severino ha proposto di utilizzare alcuni detenuti per la ricostruzione dell’Emilia, erano favorevoli.
Spero che tu con il PD ed altre forze politiche vi facciate carico di un problema annoso e vergognoso per uno Stato che si definisce civile.
Ti ringrazio e buon lavoro
Cristina