Pubblico di seguito il mio intervento (scritto e video) in Consiglio Regionale di oggi in occasione della mozione di sfiducia a Formigoni.
Perché mai Formigoni si dovrebbe dimettere?
Dimettendosi, hanno sostenuto importanti personalità contattate da un settimanale molto vicino al nostro presidente, creerebbe un pericoloso precedente istituzionale che porrebbe il ruolo più alto dell’amministrazione regionale in balia dei capricci dell’opposizione o di parte della sua maggioranza, rendendolo, di fatto, ricattabile.
Provo a ragionare su queste affermazioni che mi paiono formalmente ineccepibili, ma sostanzialmente tartufesche e, chiedo scusa per il giudizio forse un po’ secco, quasi ipocrite.
In questione non c’è alcun obbligo per il presidente Formigoni che legittimamente può continuare a esercitare (ammesso che lo stia facendo pienamente, come insinua anche il neo segretario lombarleghista Salvini) il suo ruolo istituzionale.
La politica, e Formigoni ben lo sa, non é fatta solo di obblighi, ma soprattutto di scelte, di opportunità e di segnali simbolici.
É su questo piano che vorrei proporvi qualche considerazione.
Caro presidente Formigoni, in questo momento lei non ha scelta, non può scegliere: pare obbligato a rimanere al suo posto da un singolare incrocio del destino composto dalla debolezza dei partiti che lo sostengono e dall’irrisolta questione di un suo personale ruolo politico oltre l’esperienza lombarda che, ormai da tempo, pare volgere al termine.
A proposito dei partiti della maggioranza, l’impossibilità di scegliere pensando solo al bene dei lombardi per lei, caro Formigoni, ha molto a che fare con la guerra fredda che serpeggia tra i banchi della maggioranza consiliare. Compatti nel voto in aula, leghisti e pidiellini di varia osservanza, la costringono, Presidente, a inediti equilibrismi per non scontentare nessuno e proseguire la faticosa marcia della maggioranza. Come altro possiamo interpretare i dispetti tra assessorati che affiorano qua e là nei lavori di commissione?
Che il nostro presidente avesse poca scelta, d’altronde, lo abbiamo capito fin dall’inizio di questa legislatura con la discussa (anche nei tribunali) questione del listino a lui collegato.
Caro Formigoni, non può far altro che navigare a vista, con buona pace della sua autorevolezza e della sua immagine di presidente dinamico e pronto all’assalto con tanto di fioretto in mano.
Veniamo alla seconda caratteristica cardine di una buona politica: l’opportunità.
Niente di male nel concedersi brevi pause di relax a bordo di lussuose barche, anche se questa, checché qualcuno sostenga, non è esperienza così comune e diffusa tra i cittadini lombardi. Ma a cose e camicie comuni il nostro presidente, giustamente, non é molto avvezzo. Il fatto però che il titolare della lussuosa barca in questione e il compagno delle brevi e occasionali vacanze coincidano con un importante personaggio del sistema sanitario che ruota attorno alla regione che non fa mistero della propria influenza e dei vantaggi che gliene derivano, mi permetta, signor presidente, va molto al di là dell’opportuno. Non ci sono stati vantaggi per il signor Daccò a seguito di questi gentili e non richiesti omaggi? Le crediamo, presidente, ma possibile che non si ponga il minimo dubbio relativamente alla opportunità politica e istituzionale di simili situazioni?
Questa leggerezza ci preoccupa e preoccupa molti lombardi che pure le hanno garantito grande consenso e fiducia in questi anni. E lei sa che quando si incrina la fiducia, qualche problema affiora.
E non veniteci a raccontare che la vita privata non ha nulla a che fare con il ruolo pubblico che si ricopre. É vero che l’indole mediterranea e cattolica che ci caratterizza è più indulgente rispetto a nordici e più rigorosi scrupoli protestanti, ma l’opportunità politica chiede l’esercizio di una virtù quale la prudenza che non è timidezza o pavidità, ma capacità di interpretare correttamente il ruolo pubblico che si ricopre.
Mi pare che a questo livello ci siano molti elementi su cui riflettere. Non sono dettagli insignificanti, caro presidente, perché proprio lí si annidano le tentazioni più grandi e le insidie più subdole. Nessuno intende fare i conti con la sua coscienza, questi sono affari suoi ed eventualmente del suo confessore, ma sulla rilevanza pubblica di alcuni atteggiamenti ci permettiamo di eccepire e di sottolinearne l’assoluta inopportunità che ci pare elemento sufficiente per suggerirle di prendere in seria considerazione l’ipotesi di un passo indietro.
E veniamo al terzo ordine di considerazioni che riguarda, come anticipavo, la dimensione simbolica.
I simboli hanno la preziosa funzione di unire, di tenere assieme diverse istanze in nome di un progetto comune, di sfide o percorsi che riguardano tutti. Lei, presidente, ha scelto legittimamente di caricarsi dell’onere di essere il simbolo della Lombardia. Con la sua indubbia abilità politica e mediatica ha portato lustro alla nostra regione. Bisogna ammetterlo, condividendo o no le scelte che lei e la sua maggioranza avete legittimamente fatto. Questa sua sovraesposizione non é però simbolicamente neutra o priva di conseguenze. Chi si carica di questo ruolo deve sapere che si deve poi assumere le responsabilità conseguenti. Un simbolo non può limitarsi a rispettare le regole e ad ottemperare ad obblighi più o meno espliciti, deve avere il coraggio di leggere la realtà e di capire quando il suo ruolo si è esaurito ed è opportuno farsi da parte. Oltre questa soglia, il simbolo può diventare ingombrante e dannoso, corre il rischio di dividere, se non frantumare, quanto fino a poco prima era stato capace di unire. Con la massima stima e un grande rispetto, caro Presidente, affermo che quella soglia mi pare che sia stata ormai superata: quello che è stato un ruolo propulsivo e positivo per la regione rischia ora di tramutarsi rapidamente, o di essersi già tramutato, in un ostacolo o in un danno.
Ripeto: la dimensione simbolica ha un valore fondamentale e non può essere misurata in termini di obblighi o doveri.
Potrà confutare queste mie considerazioni, o forse é meglio dire che le potranno confutare i colleghi della maggioranza, appellandosi alla volontà popolare e al fatto che gli elettori che le hanno dato il voto poco più di due anni fa si sentirebbero traditi. Mi limito ad osservare che in questi due anni é cambiato il mondo e che dovere della politica è anche quello di interpretare e guidare i cambiamenti, anche, e forse soprattutto, prima che si sia obbligati a farlo.
La preoccupazione di creare pericolosi precedenti mi pare finisca in secondo piano rispetto alla necessità di interrogarsi seriamente su quello che é il bene della Lombardia e dei lombardi in questo delicato momento storico.
Non vada avanti per inerzia, caro Presidente, e non ceda soprattutto alla tentazione peggiore, ovvero quella di ergersi a ultimo baluardo di un sistema di potere e di poltrone che si preoccupa di tutto meno che dei cittadini lombardi.
Mi sono rivolto soprattutto a lei, caro presidente, con il massimo rispetto per il ruolo istituzionale che ricopre da ormai molti anni e che mi preme venga salvaguardato da ogni speculazione. Ovviamente la parola passa ora a questa nostra assemblea che ha il potere e il dovere di rappresentare le diverse sensibilità dei cittadini lombardi che mi pare, siano sempre più sfiduciati e perplessi per quello che sta accadendo. Non allontaniamoci ulteriormente da loro.
Caro Pizzul,
nella mia modesta esperienza politica (sono stato Consigliere Circoscrizionale per dieci anni) una delle prime cose che ho imparato è che una mozione di sfiducia si presenta solo se è possibile che almeno una parte della maggioranza la appoggi. Magari la mozione non passa, ma si crea una crepa importante… Mi domando che tipo di interlocuzione ci sia stata con la Lega o con pezzi di questo partito per vedere se c’era una minima disponibilità a sostenere la sfiducia a Formigoni.
Così lo avete solo rafforzato… Un’operazione un po’ dilettantesca…