Ieri in Consiglio regionale é stata approvata all’unanimità una mozione di solidarietà alla famiglia di Melissa e di auspicio che “venga ritrovata unità tra tutte le forze politiche e sociali per recuperare il senso di appartenenzaalla comunità civile che possa battere da subito il clima, pericoloso e confuso, vuoto di contenuti e valori, preoccupante premessa della disgregazione sociale e a una nuova stagione di violenza”.
Può sembrare un atto di circostanza, ma penso che rivesta un significato non banale.
Tento di spiegarvi perché.
Finora nessuno si era mai permesso di toccare la scuola in questo modo, con un atto che oltre ad essere assassino e criminale è vigliacco e vergognoso.
Colpire la scuola vuol dire colpire il futuro di un paese, la speranza di costruirne uno migliore.
Colpire la scuola vuol dire colpire la democrazia, colpire il futuro e la speranza che i piû giovani possano costruirsi un futuro migliore.
La scuole é spesso l’unico luogo di aggregazione e di socializzazione, un liogo in cui incontrare le diversità, accettarle e trasformarle in relazioni possibili e plausibili.
La violenza omicida che ha colpito la scuola di Brindisi ha colpito tutti noi e, soprattutto, le basi su cui costruire una convivenza reale.
Un attentato vile, vigliacco, che nega i fondamenti della nostra stessa convivenza e rappresenta un attacco alle nostre stesse istituzioni.
In questi giorni in tutta Italia si è parlato di Brindisi e delle nostre scuole. Ma lo si é fatto con un velo di paura. Non può essere questa la risposta alla morte di Melissa, la paura non può essere uno strumento di controllo di un territorio e di un paese stesso. É piuttosto uno strumento che uccide le relazioni e ci fa piombare in una disperazione che é l’esatto contrario di quello che la scuola tenta quotidianamente di costruire.
Non si può parlare di scuola e di Brindisi solo quando scoppiano le bombe.
Molti sono scesi spontaneamente in piazza non solo per semplice solidarietà, ma perché tutta l’Italia non deve dimenticare quello che è successo, un fatto che é frutto avvelenato di un contesto sociale caratterizzato da una cultura violenta e individualista, dall’assenza di politiche di tutela del territorio, dalla precarietà dilagante che attanaglia le vite e il futuro delle nostre giovani generazioni.
Non conosciamo i motivi e gli autori di questo assurdo e folle attentato.
Conosciamo però bene il rischio che si spalanca di fronte a noi se non sapremo reagire con forza e tutti assieme a episodi come questo.
Il silenzio e la solidarietà che Mesagne, Brindisi, ma tutto il Paese hanno testimoniato sono un elemento importante da cui poter ripartire, ma c’é chi non può permettersi di tacere e tra questi ci sono le istituzioni che rappresentano tutti i cittadini, anche dal punto di vista simbolico, ovvero della necessità mantenere uniti i cittadini di fronte a inaccettabili attacchi alla civile convivenza.
Lo sgomento e il dolore devono trasformarsi in indignazione civile per la barbarie che ha colpito Brindisi e tutti noi.
Per questo é importante che questa nostra assemblea si esprima con un atto formale e simbolico che possa riaffermare la certezza che nessuno sarà lasciato solo di fronte alla violenza cieca ed assassina.
Lo dobbiamo ai nostri figli, ai nostri giovani e a tutti coloro che ci hanno consegnato un Paese in cui é possibile essere liberi e sognare e costruire un futuro migliore con e per gli altri.