Esprimo grande solidarietà ai militanti leghisti sul territorio che devono assistere allo show-down del cerchio magico leghista. La rabbia e lo sconforto di chi ha impiegato tempo e soldi per una battaglia politica (che personalmente non condiviso, ma tant’è) sono legittimi di fronte a quanto sta emergendo nella gestione dei soldi arrivati al movimento di via Bellerio. Evidentemente la vicenda CrediEuronord non ha insegnato nulla e la pseudo-barzelletta dei fondi investiti in Tanzania sembra ampiamente superata dalla realtà. Bossi e Calderoli hanno il diritto di difendersi e di proclamarsi vittime di un complotto di Roma ladrona, ma quanto sta emergendo mi pare debba portare a usare l’imbarazzante aggettivo anche a latitudini più nordiche.
Non nascondo anche il mio disagio per come, negli ultimi 8 anni, sia stato usato Bossi come icona della Lega. Possibile che non si sia riusciti ad andare oltre un uomo, carismatico fin che si vuole, ma evidentemente debole e in condizioni precarie? Evidentemente era interesse di qualcuno (leggi cerchio magico) tenerlo lì dove è stato. Il problema è che lo abbiamo avuto anche come ministro della Repubblica… Si badi bene, dico questo con grande rispetto umano e compassione (nel senso nobile del termine) nei confronti di Bossi.
Fatta questa premessa di attualità, aggiungo alcune riflessioni sul sistema di finanziamento dei partiti e sull’utilizzo dei fondi arrivati nelle casse degli stessi.
Personalmente non ricevo (e ci mancherebbe!), ma do soldi al partito, il Partito Democratico. Più precisamente, ogni mese verso 800 € alla federazione milanese e 1000 € al Pd regionale. Queste cifre risultano come erogazioni liberali ai partiti e godono di un trattamento fiscale molto più favorevole rispetto alle offerte alle Onlus. Credo che sia una disparità di trattamento che vada al più presto affrontata.
In più, sostengo occasionalmente altre attività del partito, in sede locale o provinciale: contributo straordinario per le primarie, contributo per elezioni di Milano, piccoli contributi a candidati sul territorio, altri contributi per le attività della federazione provinciale.
In cambio ricevo comunque dei servizi che vanno dalla stampa di volantini e manifesti (promuovono il Pd, ma anche indirettamente chi è eletto nelle sue liste) all’organizzazione di attività politiche sul territorio. A onor del vero, nella campagna elettorale del 2010 ho ricevuto in omaggio dal partito, in quanto capolista milanese, due campagne di affissione su tutta la città di Milano per complessivi 5000 (cifra non verificabile) manifesti che sono stati sì e no visibili per qualche ora, viste le selvagge abitudini affissorie attualmente in uso. Questo quanto mi riguarda direttamente.
Se andiamo sul territorio e d esaminiamo quanto accade nei circoli del Pd, troviamo una situazione agli antipodi di quello che leggiamo sui giornali a proposito dei finanziamenti ai partiti.
I circoli versano l’intera quota raccolta per le iscrizioni al provinciale e ricevono in cambio solo pochi servizi. Per il resto, gli iscritti e i simpatizzanti si autotassano o si inventano tante piccole iniziative per raccogliere soldi a sostegno delle attività ordinarie, dal pagamento dell’affitto della sede a volantinaggi o piccoli fogli informativi locali. Ed è esattamente quello che accade anche per altri partiti (Lega compresa, Pdl non so).
A fronte di questa situazione, leggere delle vicende di tesorieri alla Belsito o alla Lusi fa davvero molto male a chi ha scelto di impegnarsi in un partito condividendone le battaglie politiche.
Urge una riforma del sistema di finanziamento dei partiti che è diventato una sorta di bancomat istituzionale sine die, visto che ne beneficiano anche sigle ormai defunte. Il fatto che i partiti abbiano funzionato anche in presenza di abbondanti distrazioni di fondi per uso privato, non fa che confermare che i soldi di cui beneficiano sono troppi. Non credo si debba andare verso un modello statunitense, fatto esclusivamente di elargizioni da parte di privati (trasparente, ma troppo schiacciato sul mercato delle lobby). Mi parrebbe opportuno e serio, però, recuperare lo spirito con cui nel 1993 il 90% dei votanti al referendum approvò l’abolizione del finanziamento. Nel 1994 vennero introdotti i rimborsi elettorali che, però, hanno causato le distorsioni che vediamo in questi giorni.
Mi sembrerebbe sensato andare verso un sistema di rimborsi elettorali a cui faccia riscontro una trasparente rendicontazione dell’utilizzo dei soldi ricevuti, il tutto certificato e controllato, magari dalla Corte dei Conti.
Se un partito è così bravo da spendere di meno, restituisca i soldi allo Stato e lo si dichiari pubblicamente.
Andrebbe al più presto approvata anche una legge sulla democrazia interna ai partiti: niente regole chiare e trasparenti, niente contributi. Ne parlammo in tempi già sospetti, ma non come gli attuali, in un convegno proprio in regione presentando il libro di In dialogo “Democrazia nei partiti” (qui la scheda del libro).
Se i partiti non vogliono essere travolti dalla frana che ha già da tempo cominciato a muoversi, devono muoversi al più presto.
Caro Fabio,
condivido completamente la tua nota. Aggiungo che sarebbe opportuno imporre per legge che i soldi dei rimborsi elettorali essendo pubblici dovrebbero arrivare anche ai circoli locali. Non è forse merito anche dei militanti locali e della loro credibilità attraverso il vero contatto diretto con la gente che il PD ( ma tutti i partiti ) riescono a guadagnare consenso e a volte a ridurre le percentuali dell’astensionismo?
Nino Di Bernardo
coordinatore circolo PD Castrezzato (BS)
firmerà il nuovo referendum per abolire il finanziamento pubblico?
Mi sembra che sperare che la riforma la facciano i partiti che hanno affossato il precedente sia come sperare che Al Capone faccia una riforma contro la criminalità organizzata.
Sarò un illuso, ma spero che davvero che i partiti facciano qualcosa al più presto sul finanziamento. Altrimenti per loro la faccenda si fa davvero grama.