Meno di 5 euro a pezzo (quando va bene), tetto di articoli sotto il quale non scatta neppure il compenso, pagamenti a tre mesi e più… Sono alcune delle costanti del mondo dei giornalisti precari o, se preferite, con termine più romantico, dei freelance.
Per non parlare del lavoro nero che sta diventando una vera e proprie piaga anche in un mondo editoriale e giornalistico che, per reggere i colpi della crisi, spesso scarica i tagli sulla parte più debole della filiera produttiva. Tanto un qualche giovane di belle speranze disposto a lavorare quasi gratis nella speranza di aprirsi qualche prospettiva lo si trova sempre…
Altro che casta dei giornalisti! A fronte di un numero sempre più ristretto di professionisti di “serie A” si va allargando sempre più la fascia di coloro che non hanno nè garanzie nè prospettive. E il web per molti rischia di essere più un’illusione di libertà di iniziativa e di informazione che una reale opportunità professionale.
Negli ultimi mesi sono nate varie iniziative politiche a sostegno della difficile situazione dei freelance. Su suggerimento della collega Sara Valmaggi, ho presentato una mozione che impegna la Giunta regionale ad attivare varie iniziative per tentare di offrire delle risposte a chi fa informazione, ma si trova in condizioni professionali difficilmente assimilabili a quelle delle professione giornalistica.
Il testo della mozione sottoscritta dal colleghi di diversi partiti