Una giustizia vicina ai cittadini

21 Febbraio 2012 di fabio pizzul

Lunedì 20 febbraio presso il municipio di Legnano si è tenuto un incontro che ha visto la presenza di parlamentari, consiglieri regionali e provinciali ed esponenti delle forze sociali del territorio.
I sindaci di Rho, Legnano e Cassano d’Adda, le tre sedi dei presidi, si sono fatti portavoce della netta contrarietà alla chiusura, anche perché un unico presidio per 3 oltre milioni di abitanti non sarebbe nè logico nè razionale.  Il sindaco di Legnano Lorenzo Vitali, facendo gli onori di casa, ha sottolineato come la chiusura dei distaccamenti metterebbe in difficoltà lo stesso Tribunale di Milano che dovrebbe sopportare un carico aggiuntivo di moltissime pratiche che andrebbero ad aggiungersi alle già molte in arretrato.

Secondo il sindaco di Rho Pietro Romano, la chiusura dei distaccamenti produrrebbe una minore efficienza della  giustizia con un danno evidente per l’economia, già ora, proprio a causa degli eterni tempi della giustizia, molte aziende preferiscono investire nel vicino Canton Ticino.

L’atteggiamento della presidente Pomodoro, secondo il Comitato per il decentramento della giustizia guidato dall’avvocato Brumana,  è una forzatura belle e buona, dato che le tre sezioni distaccate non possono essere considerate rami secchi.

Secondo il sindaco di Cassano Roberto Maviglia, quella per il mantenimento delle sedi è una battaglia per l’efficienza della giustizia: i tempi delle sedi distaccate sono molto piú brevi e agevolano le forze economiche e anche le forze dell’ordine. Secondo Maviglia, quella di istituzioni che litigano a forza di carte bollate è una pessima immagine.

Dopo i pronunciamenti di TAR e Consiglio di Stato, ora la palla passa al governo che ha una delega per la riorganizzazione dei presidi giudiziari in tutta Italia. Le eventuali chiusure dovranno essere basate su criteri oggettivi e omogenei che si basano sul numero di abitanti serviti e sulle caratteristiche dei diversi territori. I numeri  sono a favore delle tre sedi milanesi e, se verranno rispettati rigorosamente i parametri, non si dovrebbe procedere alla chiusura. Rimane lo spettro di un possibile decreto ministeriale d’urgenza per porre fine a una situazione confusa che il Comitato sospetta possa essere creata ad arte.

Dopo la manifestazione di Legnano, la palla passa ora ai politici che ai vari livelli hanno ora il compito di evidenziare le ragioni e i numeri di questi territori per evitare l’improvvida chiusura.

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