Appena prima di Natale Regione Lombardia ha emanato una circolare in cui si prevede che ai malati venga comnicato, all’atto della dimissione dall’ospedale, il costo sostenuto dal Servizio Sanitario per il ricovero.
Qui l’articolo del “Corriere della Sera” che spiega la questione.
Il presidente dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici di Milano), che ringrazio, mi ha girato un intervento del cardinal Ravasi con un passaggio molto pertinente e stimolante.
Ci aggiungo qualche mia riflessione. Per creare dibattito.
Principio di autonomia e di sussidiarietà. Il principio di autonomia esprime distinzione, quello di sussidiarietà, connessione. Lo spiego riferendomi alla celebre frase di Cristo – unico pronunciamento sociopolitico esplicito e formalizzato dei Vangeli: “date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio” (Marco 12,17). Analizziamo la dinamica di quell’episodio: Gesù si fa portare una moneta. E chiede di chi sia l’immagine e l’iscrizione. I suoi interlocutori confermano l’appartenenza a Cesare. Allora, conclude Gesù “date a Cesare ciò che gli appartiene”. Ma dov’è la “moneta” di Dio? La troviamo descritta in Genesi 1,27: «Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò». L’immagine di Cesare, impressa sulla moneta, ha la sua autonomia, e va riconosciuta; dall’altra parte, però, è necessario riconoscere un’altra moneta, l’uomo, il quale porta su di sé il sigillo di un altro Signore, Dio, quindi va consegnato a Dio nella sua dimensione più profonda. Il soggetto rimane unico, anche se racchiude in sé una dimensione storica, economica, politica inscindibilmente unita a quella trascendente. Ne consegue l’affermazione del rispetto della dignità della persona, mai riducibile alla mera dimensione economica. Si tratta di costituire un delicato equilibrio tra autonomia e sussidiarietà, evitando il più possibile gli sconfinamenti delle aree di competenza.
Card. Ravasi, Lectio magistralis al “COMITATO TECNICO SCIENTIFICO FORUM PERMANENTE SUI VALORI DELL’IMPRENDITORIALITA’ ILLUMINATA DALLA FEDE”. Roma, 6 ottobre 2011
E’ ovvio che l’intenzione della Giunta lombarda, in ordine al risparmio delle spese sanitarie, è da considerare positiva.
Non dobbiamo però dimenticare possibili derive.
Se la salute diventa in tutto e per tutto una sorta di prodotto da acquistare, non vorrei che scattassero le dinamiche tipiche del commercio, dai saldi alle svendite, dal rinvio di un acquisto a tempi migliori alla scelta di non procere proprio all’acquisto. Quando in questione è un televisore o un paio di scarpe, tutto va bene, ma se c’è in ballo la salute…
A forza di buttare lì la questione, piano piano, si aprono varchi sempre più ampi e si abitua l’opinione pubblica a considerare tutto in termini commerciali, con buona pace dei livelli essenziali di assistenza.
E’ bene riflettere con attenzione su questi temi. Affidare un cambiamento del genere a una semplice circolare mi pare azzardato.
E ancora. Può essere affidata a un semplice cittadino (per giunta in precarie condizioni di salute) la responsabilità di decidere se i costi sostenuti sono stati adeguati? La sensazione è che si tenda a scaricare la responsabilità sull’anello più debole della catena.
Forse chi deve controllare e darsi una regolata non è esattamente e solo il cittadino…
ciao Fabio,
spero che il PD si faccia portavoce della situazione della sanità e dei relativi costi. Costi che in alcuni casi sono gli stessi cittadini ad “incrementare” piu’ per timore che altro. Ho parlato con diversi medici che si vedono “ricattati” dai pazienti che Pretendono” esami ed approfondimenti, a spese del SSN, spesso costosi quanto inutili. Questi pazienti fanno presente che se succedesse loro qualcosa…….la responsabilità (penale, aggiungo io) sarebbe del medico di base che ha negato l’esame, a quel punto il medico cede. Così come spesso i pazienti pretendono a fronte di autocertificazioni fasulle di non pagare prestazioni (mediche e medicinali), pesando su una sanità costosa e a sua volta “malata”. Siamo nell’era dell’informatica non ci vuole molto per verificare i dati e rilasciare le autorizzazioni a chi ne ha realmente i requisiti, se poi vogliamo anche informare il cittadino dei costi sta bene, pero’ se l’informazione risulta completa e veritiera.
Un ultimo consiglio, che vengano previsti seri controlli sull’operato degli addetti alla sanità per porre fine a lunghe liste di “falsi” invalidi che mai renderanno quanto percepito a scapito dei veri invalidi che spesso ricevono molto poco rispetto alle loro reali necessità. Come? ritengo che richiedere al falso invalido, in solido con il medico che ha rilasciato il certificato il danno, inteso come quanto indebitamente percepito, possa produrre gli effetti desiderati.
buon lavoro !!!!
Sono un’altra Cristina, ma in linea di massima concordo con quanto scritto dall’omonima. Aggiungo che, sia da parte dell’operatore sanitario che da parte del paziente, formulare una richiesta di esame/cura sia concordabile se l’esame serve. Ovvio? Non sempre. Per ogni prestazione, è lecito dare l’ok anche in base al costo, ma principalmente in base all’utilità (che si tratti di indagini, cure, farmaci, interventi chirurgici). E solo la ricerca, di cui già possiamo andar fieri, può dirci se le varie prestazioni possono far raggiungere il risultato prefissato, o se sono inutili. Tanto si è già provato, tanto è ancora da provare in medicina.