Qualche riflessione sui lasciti del 2011 e un tentativo di guardare verso i prossimi mesi.
Ciascuno farà i propri conti. E di certo non saranno conti allegri. Politicamente dobbiamo però registrare una svolta difficilmente prevedibile fino a due o tre mesi fa: la staffetta tra Berlusconi e Monti. Anche se l’ormai mitico spread non si mostra clemente, il clima politico e sociale del nostro Paese è mutato radicalmente. Poco è cambiato per i bilanci familiari, ma la litigiosità cronica in cui parevamo essere ingabbiati e la nostra scarsa o nulla credibilità internazionale pare un ricordo del passato.
Il 2011 ci lascia partiti in grande difficoltà, alle prese con una diffusa sfiducia da parte dei cittadini e con la necessità di costruire proposte plausibili per il futuro. Il Pd si è assunto fino in fondo le proprie responsabilità e pare aver messo da parte l’eccessiva rissosità interna. Il 2011 ci lascia un indubbio protagonista: Giorgio Napolitano, vero garante dell’unità nazionale (suo il merito delle belle celebrazioni dei 150 anni) e autentico difensore della Costituzione (la gestione della crisi ha confermato la sua statura politica). A livello milanese e lombardo mi limito a segnalare due eredità dell’anno che ormai se ne va: la vittoria di Pisapia che ora deve cambiare Milano e le inchieste giudiziarie che rischiano di cambiare profondamente la geografia politica lombarda.
Il 2012 sarà un anno duro e difficile. Su questo mi pare ci siano pochi dubbi. A livello nazionale il governo Monti promette riforme strutturali, ma deve anche tenere sotto stretto controllo spesa pubblica e debito. C’è un gran bisogno di riforme strutturali e di significativi tagli alle spese improduttive e ai costi di una macchina burocratica che sta continuando a frenare l’intero Paese. Di questo dovrà occuparsi un Parlamento ampiamente delegittimato che deve recuperare credibilità e autorevolezza e ha molte occasioni per poterlo fare. La Lega promette un 2012 di lotta, lasciandosi alle spalle un ruolo di governo che le è sempre stato stretto. Vedremo che cosa significherà questa nuova stagione leghista per una Lombardia che rischia di vivere la parabola discendente di un Formigoni che fatica a immaginare il proprio futuro politico. Per il Pd si prospetta un anno impegnativo. Non ci si improvvisa partito di governo (a Milano) e di responsabilità nazionale (a Roma).