3 commenti su “Crisi e travaglio all’inizio del Terzo Millennio”
Alberto Farina
Ho già avuto modo di esprimere su questo blog la mia contrarietà alla nomina di Angelo Scola a successore di Sant’Ambrogio. Probabilmente sono prevenuto, ma il discorso del presule per la festa della Diocesi mi ha deluso: un intervento da maestro e non da pastore; freddo nei toni e didattico nei contenuti, molto lontano dall’afflato caritativo a cui ci avevano abituato i suoi predecessori.
Inoltre trovo molto discutibile il passaggio su “secolarizzazione e mondo cattolico”: mi pare infatti che quanto ivi si dice, se applicato, non può che portare alla nascita di un partito neoguelfo, che assume come programma la dottrina sociale della chiesa (concetto per altro non univoco, visti anche i pronunciamenti radicalmente diversi da parte di diversi organismi ecclesiastici in tempi assai recenti proprio sul tema della crisi). La stessa antropologia cristiana, lei pure, non lo si dimentichi, in difficoltà nel definire, ad esempio, i confini del vivere e del morire, se da una parte può essere assunta come punto di riferimento da un punto di vista teoretico, dall’altra necessita comunque di mediazioni nel momento in cui viene a confrontarsi con visioni dell’uomo differenti da sé.
In secondo luogo trovo angusta la visione di una secolarizzazione che riguardi solo l’aspetto del pensiero politico e non anche la prassi concreta dei politici cattolici, che, spesso, anche nella Lombardia del “celeste” Formigoni, uno dei discepoli prediletti di Don Giussani, non hanno mantenuto comportamenti propriamente adamantini.
Per il resto assolutamente condivisibile l’appello alla sobrietà e al superamento dell’homo oeconomicus, aspetto sul quale tuttavia è la crisi stessa a provocare le famiglie a tenori di vita più sostenibili e ad una maggiore attenzione all’esigenza di condivisione con chi ha meno.
Infine, mi sembra un po’ fuori luogo il riferimento alla visione dell’uomo visto come essere in relazione con l’altro; non perché esso non sia centrale nell’antropologia cristiana, ma perché la concretezza della vita ecclesiale e dei rapporti ad intra è esattamente la negazione di tale relazionalità, come ben abbiamo visto nella prassi seguita per la nomina di Scola a vescovo di Milano.
Lei è libero di pensare ciò che vuole, ma le sue accuse mi sembrano fortemente ideologiche.
Le rammento solo una cosa: non so se ha partecipato alla messa d’avvento delle 17.30 in Duomo con il Cardinale. Io si, come ho partecipato anche alle precedenti di Martini e Tettamanzi.
Le dico che il Duomo così pieno (esclusi i grandi eventi ovviamente) non si vedeva dagli anni ’80!!!
Forse a lei il Cardinale non piacerà, ma è evidente che piace a molta, molta gente.
Forse dovrebbe essere un pò più aperto e libero davanti alla proposta che il Cardinale Scola fa alla comunità cristiana…
non ho rivolto accuse, ma critiche; ho cercato anche di argomentarle, proprio per non essere ideologico. Vorrei quindi da parte sua un giudizio di meritosu quanto scritto da me. Quanto alla sua “contabilità” ecclesiale, non mi sembra francamente il criterio più evangelico per valutare l’operato di un vescovo.
Ho già avuto modo di esprimere su questo blog la mia contrarietà alla nomina di Angelo Scola a successore di Sant’Ambrogio. Probabilmente sono prevenuto, ma il discorso del presule per la festa della Diocesi mi ha deluso: un intervento da maestro e non da pastore; freddo nei toni e didattico nei contenuti, molto lontano dall’afflato caritativo a cui ci avevano abituato i suoi predecessori.
Inoltre trovo molto discutibile il passaggio su “secolarizzazione e mondo cattolico”: mi pare infatti che quanto ivi si dice, se applicato, non può che portare alla nascita di un partito neoguelfo, che assume come programma la dottrina sociale della chiesa (concetto per altro non univoco, visti anche i pronunciamenti radicalmente diversi da parte di diversi organismi ecclesiastici in tempi assai recenti proprio sul tema della crisi). La stessa antropologia cristiana, lei pure, non lo si dimentichi, in difficoltà nel definire, ad esempio, i confini del vivere e del morire, se da una parte può essere assunta come punto di riferimento da un punto di vista teoretico, dall’altra necessita comunque di mediazioni nel momento in cui viene a confrontarsi con visioni dell’uomo differenti da sé.
In secondo luogo trovo angusta la visione di una secolarizzazione che riguardi solo l’aspetto del pensiero politico e non anche la prassi concreta dei politici cattolici, che, spesso, anche nella Lombardia del “celeste” Formigoni, uno dei discepoli prediletti di Don Giussani, non hanno mantenuto comportamenti propriamente adamantini.
Per il resto assolutamente condivisibile l’appello alla sobrietà e al superamento dell’homo oeconomicus, aspetto sul quale tuttavia è la crisi stessa a provocare le famiglie a tenori di vita più sostenibili e ad una maggiore attenzione all’esigenza di condivisione con chi ha meno.
Infine, mi sembra un po’ fuori luogo il riferimento alla visione dell’uomo visto come essere in relazione con l’altro; non perché esso non sia centrale nell’antropologia cristiana, ma perché la concretezza della vita ecclesiale e dei rapporti ad intra è esattamente la negazione di tale relazionalità, come ben abbiamo visto nella prassi seguita per la nomina di Scola a vescovo di Milano.
Lei è libero di pensare ciò che vuole, ma le sue accuse mi sembrano fortemente ideologiche.
Le rammento solo una cosa: non so se ha partecipato alla messa d’avvento delle 17.30 in Duomo con il Cardinale. Io si, come ho partecipato anche alle precedenti di Martini e Tettamanzi.
Le dico che il Duomo così pieno (esclusi i grandi eventi ovviamente) non si vedeva dagli anni ’80!!!
Forse a lei il Cardinale non piacerà, ma è evidente che piace a molta, molta gente.
Forse dovrebbe essere un pò più aperto e libero davanti alla proposta che il Cardinale Scola fa alla comunità cristiana…
saluti
mario
Egregio Mario,
non ho rivolto accuse, ma critiche; ho cercato anche di argomentarle, proprio per non essere ideologico. Vorrei quindi da parte sua un giudizio di meritosu quanto scritto da me. Quanto alla sua “contabilità” ecclesiale, non mi sembra francamente il criterio più evangelico per valutare l’operato di un vescovo.
Cordialità