Ieri pomeriggio al Pirellone il PD ha incontrato le parti sociali della Lombardia alla presenza del vice segretario nazionale Enrico Letta.
Nelle oltre tre ore dell’incontro si è parlato dei problemi concreti del lavoro, delle imprese, dei cittadini lombardi. Non solo lamentele, ma osservazioni e proposte precise per tentare di invertire la china che vede la Lombardia scendere nel suo prestigio e nella sua posizione nell’economia europea e mondiale. Che cosa è comparso oggi sui giornali di questo, mi pare, interessante dibattito? Poco o nulla.
Evidentemente preferiscono le magliette, ma sotto le magliette…
C’è anche dell’altro e non quello che vorrebbero i paparazzi.
Personalmente non mi posso lamentare dei media, visto che un po’ di spazio riesco ad ottenerlo, ma dobbiamo dirci molto onestamente che non è facile oggi far parlare di sè affrontando temi seri e di prospettiva. Quelli che, forse, sarebbero più utili per il Paese in questo momento di smarrimento.
Provo a riassumere rapidamente alcuni degli spunti emersi ieri. Forse a qualcuno interessano.
Cito solo alcune delle sottolineature emerse dai rappresentanti delle imprese e dei sindacati:
– individuare i settori produttivi strategici su cui puntare per un intervento concreto della regione
– scommettere su green economy, biotecnologie… (settori innovativi)
– accompagnare i comuni in una nuova governance per mettere in comune più servizi possibile
– andare oltre gli ammortizzatori sociali con qualche politica attiva di re-inserimento (riproporli tali e quali dopo 3 anni non fa onore alla Lombardia)
– sostenere il credito alle medio piccole imprese (continuare a puntare sui Confidi)
– avere il coraggio di scelte strutturali e lungimiranti
– intervenire sul costo dell’energia (30% più cara che altrove in EU), perché questo frena l’attrattività per le imprese
– restare agganciati ai 4 motori dell’Europa sfruttando l’occasione di Expo
– rilegittimare la classe politica: il suo discredito è un problema per tutti
– rilanciare il Patto di Stabilità territoriale che può consentire ai comuni di liberare risorse per investimenti
– rivedere il mix strategico delle imprese, abbiamo troppe imprese in settori fermi che non cresceranno
Tanti punti, forse anche troppo sintetici e difficili da capire fino in fondo per chi non è un addetto ai lavori. Mi pare però testimonino la volontà di collaborare a far sì che la Lombardia non si fermi di fronte alla crisi.
Mi permetto di sintetizzare anche alcune delle conclusioni di Enrico letta:
– c’è bisogno di guide politiche che guidino davvero e non siano distratte o assenti
– è necessario utilizzare il linguaggio della verità: l’Italia rischia di essere sempre più marginale e trascurata dalle aziende internazionali
– superare la logica della spartizione tra tante piccole “bandierine” di settore o di corrente: sarebbe bene indirizzare tutte le risorse disponibili su poche scelte forte e strategiche (no alla logica dell’accontentare tutti, soprattutto se amici)
– alcune questioni urgenti: riforma fiscale, riforma istituzionale (no a duplicazioni), costo del lavoro (per le aziende non può essere più conveniente quello precario di quello stabile), infrastrutture (anche in questo caso devono essere individuate poche priorità e non promettere tutto a tutti), tenere d’occhio debito e crescita senza limitarsi al controllo del deficit (ormai non basta, i mercati lo hanno detto chiaramente)…
Un elenco, sicuramente incompleto, che dice però come non sia vero che in politica regna solo la confusione e l’afasia.
L’unico modo per riacciuffare per i capelli un po’ di speranza nel futuro è tornare a ragionare di questioni concrete e di proposte.
Ieri pomeriggio al Pirellone mi sembra che ci si sia messi proprio in quest’ottica.
I giornali non l’hanno raccontato. Pazienza.
Ogni occasione per rinsaldare i rapporti (sani) tra politica e operatori sociali ed economici è preziosa per tornare a seminare un po’ di fiducia, bene raro e prezioso come non mai.