Se le cose vanno male è legittimo rinunciare a qualche lusso, ma almeno è il caso di ammetterlo. Non mi pare sia stato l’atteggiamento seguito da Regione Lombardia che in questo 2011 ha, se non altro, snobbato il mondo della cooperazione internazionale.
Ormai in Italia rischiamo di ricordarci che esiste la cooperazione internazionale solo quando qualche cooperante finisce sui giornali perché incappa in una brutta avventura, magari un rapimento da parte di estremisti.
Nell’ultima seduta prima della pausa agostana, la Giunta ha stanziato 2 milioni e 678mila euro e rotti per il sostegno alla cooperazione, di questi 2 milioni saranno distribuito tramite bando, i rimanenti saranno gestiti direttamente dalla regione. Ottima cosa. La Lombardia, nonostante la crisi e i tagli, no si dimentica di chi lavora a favore dei più deboli nelle zone più disastrate del mondo. Occhio però alle date che, in questo caso, non sono un dettaglio trascurabile. I fondi in questione saranno disponibili per il 2012 (sempre che non accada qualcosa in contrario da qui ad allora). E il 2011?
I numeri parlano chiaro: la disponibilità per l’anno in corso è pari a 1 milione 48mila e 261 euro. Meno della metà di quanto potrebbe arrivare nel 2012. Se, poi, ci vogliamo all’indietro, scopriamo che nel 2010 i fondi a disposizione erano 5 milioni e 240mila euro, nel 2009 5 milioni 450mila e nel 2008 5 milioni e 300mila.
Penso che siano allora, quanto meno, inesatte le parole usate da Formigoni all’inizio di agosto per spiegare il grande impegno di Regione Lombardia nel campo della cooperazione: “Forse qualcuno – diceva Formigoni – potrà domandarsi se sia giusto, in tempi di difficoltà economica e di scarsezza di risorse pubbliche, spendere un cifra ragguardevole nella cooperazione allo sviluppo. La risposta mia e dell’intera Giunta è convinta: sì, ne vale la pena anche e forse soprattutto in un periodo di difficoltà come quello che stiamo attraversando”. “Queste iniziative – spiegava ancora il presidente – servono non solo a dare una mano a chi sta molto peggio di noi, come nei casi di progetti per l’alimentazione e l’educazione a favore di popolazioni che ne sarebbero totalmente sprovviste, ma servono a costruire e cementare rapporti di amicizia fortissimi con Paesi, Regioni e popolazioni di tutto il mondo. Amicizia che diventa collaborazione sul piano economico e progetti per investimenti futuri. Si tratta quindi di una visione lungimirante, che già ha giovato molto alla Lombardia e ai suoi cittadini e continuerà a giovare in futuro”.
Il comunicato parlava poi dei 55 milioni di euro investiti in questo campo dal 2001 al 2010 e dimenticava di dare conto di quanto accaduto in questo sciagurato 2011.
E’ vero che la cooperazione internazionale non vive solo grazie ai contributi di Regione Lombardia, ma è anche importante ricordare come un buco di un anno nel sostegno possa rappresentare una sorta di de profundis per molte realtà che fanno fatica a far quadrare i bilanci.
Come se non bastasse, la “distrazione” della Lombardia si somma a quanto stabilito a livello nazionale la Legge di stabilità per il 2011 ha ridotto di un ulteriore 45% il contributo per la cooperazione allo sviluppo, che per quest’anno raggiunge il record negativo di 179 milioni di euro.
Va bene che c’è la crisi e che, secondo un modo di pensare ormai molto diffuso, bisogna prima pensare a noi stessi, ma la scure che si è abbattuta in questo 2011 sulla cooperazione internazionale mi pare davvero difficile da giustificare. Il rischio è quello di distruggere molte organizzazioni di un mondo composito e vario che ha consentito negli ultimi decenni al nostro Paese di essere presente in tutto il mondo con progetti di solidarietà e di sostegno allo sviluppo. E’ questo che vogliamo? In teoria tutti direbbero di no, ma la pratica, ovvero le scelte politiche e di bilancio, dimostrano esattamente il contrario.