Qual è la prima cosa da fare quando arriva un profugo? Capire di chi si tratta, verificarne le condizioni di salute e tentare di capire quale possa essere la struttura più adatta in cui accoglierlo. Semplice, no? Quasi banale, potrà dire qualcuno. Eppure c’è voluto il Comune di Milano per proporre la formula del centro di accoglienza e di orientamento dopo che per quasi quattro mesi i profughi sono stati sistemati nelle strutture disponibili senza alcun tipo di filtro e di criterio di smistamento.In realtà, il governo nel mese di aprile aveva attribuito alle regioni il compito di coordinare l’arrivo e la sistemazione di chi arrivava sul nostro territorio a causa della crisi del Nord Africa, ma Formigoni si è ben guardato dall’assumere un ruolo attivo di coordinamento delegando la responsabilità alla prefettura di Milano.
Gli enti locali di qualche provincia lombarda avevano già messo in campo qualche forma di coordinamento e la collaborazione con il privato sociale aveva garantito, non senza qualche polemica e protesta del territorio, un’accoglienza tutto sommato efficiente e dignitosa. Ora il Comune di Milano, presso il centro della Protezione Civile di via Barzaghi, tenta di fare il salto di qualità garantendo, grazie alla collaborazione della stessa Protezione Civile con la Croce Rossa, il Consorzio Farsi Prossimo e altre realtà del privato sociale la prima accoglienza (per 15 giorni) con relativa procedura di identificazione, visite mediche, colloqui di orientamento e collocazione nella struttura più adeguata. Un modo concreto per uscire dall’emergenza senza far spendere allo Stato un euro in più di quanto fatto finora, visto che al Comune non verrà garantita altro che lo stesso identico rimborso previsto per chi avrebbe ospitato i profughi negli stessi giorni. In più ci sarà un intervento coordinato che garantirà maggiore sicurezza e una possibilità di avviare le persone seguite verso il percorso a loro più congeniale.
Complimenti, dunque, agli assessori Majorino e Granelli che hanno escogitato con i loro collaboratori questa innovativa forma di accoglienza che, mi auguro, possa venire imitata anche in altre realtà della nostra regione.
Mi pare che questa vicenda dimostri come, lasciandosi alle spalle inutili polemiche e atteggiamenti strumentalmente sospettosi, se non addirittura politicamente irresponsabili, si possa lavorare concretamente per garantire la dovuta accoglienza ai profughi e la sacrosanta sicurezza ai cittadini.
L’assessore regionale La Russa prenda nota e rifletta su quanto avrebbe potuto o addirittura dovuto fare Regione Lombardia per evitare imbarazzi e disagi agli enti locali del nostro territorio. Ma, si sa, di questi tempi è meglio tenersi alla larga da questioni che potrebbero creare imbarazzi a una maggioranza in cui spesso e volentieri volano gli stracci.