Tour nelle carceri lombarde 1: San Vittore

9 Agosto 2011 di fabio pizzul

San Vittore

Cronica mancanza di agenti penitenziari, sovraffollamento, struttura fatiscente. Il viaggio nelle carceri lombarde inizia dal cuore di Milano (guarda il video). San Vittore è tanto comodo per gli avvocati quanto assurdo per chi ci lavora e ci vive.
E’ una casa circondariale, ovvero un carcere dove vengono rinchiusi gli arrestati in attesa del processo o, se già condannati, coloro che hanno da scontare pene brevi. Chi viene condannato a molti anni, in genere, viene trasferito in un secondo tempo in altre carceri. Quasi tutti coloro che vengono arrestati in Provincia di Milano passano insomma, almeno qualche mese, a San Vittore. Per reati di lieve entità o in attesa di giudizio in genere non si finisce in carcere ma agli arresti domiciliari, per questo motivo le celle di San Vittore sono piene per lo più di stranieri senza contratti di affitto regolari, oppure di tossicodipendenti e senzatetto spesso afflitti da critiche condizioni di salute.

Dal momento che in genere si rimane a San Vittore per pochi mesi, è molto difficile avviare progetti rieducativi e formativi. Il sovraffollamento cronico, che non permette di rispettare i diritti minimi dei detenuti, favorisce anzi la percezione di una diffusa illegalità davanti alla quale lo stato appare impotente e talvolta agli occhi dei carcerati persino responsabile. La struttura, modernissima nel 1879 quando fu inaugurata, richiede ingenti investimenti di ristrutturazione troppo a lungo rinviati. In celle da sette metri quadri vivono in 6, con letti a castello a tre piani che coprono quasi tutto lo spazio disponibile. Molti detenuti cucinano il proprio pasto da soli con un fornelletto a gas sistemato in uno sgabuzzino dove è collocata anche la turca per i bisogni fisiologici. La polizia penitenziaria è sempre sotto organico e fatica a difendere i diritti dei più deboli. Come è possibile, mi chiedo, rieducare alla legalità nell’illegalità?

Eppure, nonostante tutto, il pasto caldo garantito, un po’ di compagnia e le cure mediche di base per qualche detenuto sono privilegi che non sapeva dove trovare prima di entrare in carcere. E’ bene riflettere sulla società che stiamo costruendo, dentro e fuori le mura delle carceri, perché sono legate più di quanto si pensi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *