Questa mattina è giunta la notizia di una nuova vittima italiana sul fronte internazionale dell’impegno per la pace.
E’ Vittorio Arrigoni di Bulciago (vicino a Lecco), da tempo impegnato in attività di informazione e di sostegno alla popolazione della striscia di Gaza.
Arrigoni era un un attivista per i diritti umani dell’International Solidarity Movement, un pacifista che arriva al limite delle zone di guerra per raccontare il dolore della popolazione e sostenere chi non poteva o voleva fuggire.
La sua morte ci lascia senza parole per le circostanze e la crudeltà con cui è maturata e per la carica anti-occidentale che hanno voluto gettarci addosso gli autori di questo omicidio.
La morte ci rende tutti uguali e l’esecuzione di Arrigoni non può che evocare i tanti, troppi, soldati italiani morti in missione in Irak o, più recentemente, in Afghanistan. In questo caso si aggiunge un elemento ulteriore: siamo di fronte all’esecuzione di un uomo che aveva scelto di stare, senza armi, dalla parte dei più deboli. Le unanimi reazioni di sdegno e di cordogli da parte dell’intero mondo islamico (Hamas compreso) lo testimoniano chiaramente.
Non conoscevo Arrigoni se non per aver letto alcuni suoi reportage, ma penso di poter immaginare che cosa potrebbe augurarsi di fronte alla propria morte, ovvero che il suo sacrificio possa spargere un seme di pace e di concordia in una terra martoriata a sfruttata da chi pensa che la violenza debba avere l’ultima parola. Nessuna vendetta, dunque, ma la certezza che una vita non è mai vissuta invano e che ogni piccolo gesto compiuto in nome della pace, prima o poi, porterà frutto. In quest’ottica, ha vinto lui, non i suoi assassini, anche se il dolore e la rabbia oggi sembrano avere la meglio.
Un ideale abbraccio ai familiari che in quel di Bulciago piangono la morte di Vittorio e una preghiera per lui e per tutti coloro che vivono (o tentano di vivere) a Gaza.
La barbarie non avrà l’ultima parola
15 Aprile 2011 di fabio pizzul
Lascia un commento