L’Europa e il volontariato, solo parole?

4 Aprile 2011 di fabio pizzul

94 milioni di europei possono essere definiti come volontari, il 23% degli abitanti dell’Europa a 27.
A partire da questi numeri, l’anno europeo del volontariato dovrebbe avere le carte in regola per sfondare sui media e nell’opinione pubblica, ma così non è.
Siamo ormai ad aprile e dell’EYV2011, l’anno europeo del volontariato, appunto, nessuno probabilmente ha avuto modo di sentir parlare.
Oggi a Milano si è celebrato un convegno, promosso dalle Caritas di Lombardia e dalla Rappresentanza a Milano della Commissione Europea, per tentare di dare qualche timido segnale dell’esistenza dell’EYV2011.

Gli obiettivi dell’Europa sono chiari:
– creare un ambiente che elimini gli ostacoli al volontariato
– potenziare le organizzazioni di volontariato (anche a livello di rilevanza politica)
– riconoscimento (anche economico) delle attività di volontariato (ricognizione dei fondi strutturali per il 2013-2020)
– crescita della consapevolezza del valore del volontariato

La Commissione Europea ha messo a budget solo 11 milioni di Euro per le attività collegate all’EYV2011. Se li dividete per i 27 paesi membri, sono poco più che spiccioli che serviranno a finanzare convegni e, forse, qualche campagna di sensibilizzazione mediatica.
Eppure il volontariato potrebbe essere una delle chiavi di volta per aumentare la partecipazione dei cittadini alla costruzione della casa comune europea, come ha sottolineato durante il convegno l’europarlamentare Patrizia Toia, che ha anche evidenziato come potrebbe essere utile e stimolante pensare a un meccanismo per inserire il contributo del volontariato nella presentazione dei conti pubblici.
Secondo il responsabile di Caritas Italiana per le politiche europee, don Livio Corazza, passa anche dal volontariato la possibilità di portare l’Europa fuori dall’attuale crisi economica e sociale, anche perché i valori del volontariato sono i valori che stanno alla base del bene comune.
Un volontariato che non “mette solo cerotti”, ma che fa cultura ed è capace di interloquire con le istituzioni è una risorsa per tutti, ha sottolineato da parte sua il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo, che ha anche invitato a riscoprire la dimensione di relazionalità e reciprocità insita nel volontariato, un modo concreto per promuovere i diritti e la dignità di ogni essere umano, soprattutto coloro che vivono momenti di fragilità o difficoltà.
Tanti spunti di riflessione, ma un dubbio: l’Europa “celebra” il volontariato solo per lavarsi la coscienza o intende davvero farne un pilastro del proprio cammino?
Una provocazione per chiudere: quando individui una situazione di bisogno, invece di chiedere alla Caritas che mandi qualcuno che possa intervenire, perché non ti rimbocchi le maniche? E’ la strada migliore per costruire una vera cultura del volontariato.

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