La fiera dello sviluppo sostenibile conquista Milano. Dopo il successo degli anni passati, quest’anno “Fa’ la cosa giusta” ha ampliato i suoi spazi e 750 coinvolto espositori e attirato in tre giorni più di 70mila visitatori. Dati che fanno sperare in un mondo migliore e che dovrebbe porre serie domande a chi ha responsabilità politica perché gli investimenti e le strategie future possano essere compatibili con la sostenibilità e la compatibilità ambientale. Tra i vari stand, mi ha particolarmente colpito quello di Caritas Ambrosiana che ha riprodotto uno slum, ovvero una baraccopoli del terzo mondo. Un video realizzato nello stand Caritas
Anche il settore agroalimentare si conferma come protagonista della fiera. Il commercio equo e solidale e i GAS (gruppi di acquisto solidale) sono la testimonianza di una crescente sensibilità da parte dei cittadini che rivendicano così la loro capacità di scelta e di orientamento dei consumi in chiave critica e responsabile. Un discreto sostegno da parte delle istituzioni a queste realtà che si vanno diffondendo sul territorio mi pare opportuno e coerente con la enunciata volontà di promuovere la sussidiarietà. Per cogliere in pieno le provocazioni e le proposte che ogni anno giungono da “Fa’ la cosa giusta”, occorre promuovere un cambiamento culturale, favorire lo scambio delle informazioni e la formazione di reti tra enti e associazioni (spesso ancora troppo litigiose).
Qualcuno ha voluto approfittare della fiera per mostrare il suo “faccione” per la campagna elettorale milanese (vedi foto sotto). Mi auguro che, al di là della scarsa dimostrazione di stile, questo significhi che le istituzioni hanno cominciato a guardare con interesse al mondo dell’economia sostenibile e che si impegnino ad andare oltre i premi all’impegno o le pacche sulle spalle per mettere finalmente mano al portafoglio e sostenere davvero queste buone pratiche di consumo e cittadinanza.