Il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio ha impugnato la sentenza del TAR che dava ragione alle famiglie di 17 ragazzi disabili che hanno denunciato il taglio delle ore di sostegno e, dunque, l’assenza di insegnanti a loro dedicati. Il direttore regionale ha dichiarato al Corriere della Sera: “abbiamo impugnato l’ordinanza. Siamo amareggiati per essere stati chiamati in causa per discriminazione, noi che abbiamo dato 600 posti di sostegno in deroga”. Colosio ha poi sostenuto che “l’eccessivo ricorso al sostegno causa l’isolamento dell’alunno”. Spero che il direttore regionale scherzasse. Chi può anche solo pensare che le ore di un insegnante di sostegno si svolgano unicamente a tu per tu con il ragazzo che gli viene affidato? La programmazione delle attività prevede che l’insegnante di sostegno garantisca la possibilità che il disabile segua per gran parte del tempo le lezioni con il resto della classe. Le ore individuali si inseriscono in un progetto che garantisce nella compresenza dell’insegnante di classe e di quello di sostegno una reale possibilità di promuovere l’integrazione del disabile nel gruppo classe.
Purtroppo le dichiarazioni del dottor Colosio non fanno altro che suffragare l’idea che nella scuola italiana ormai le compresenze sono considerate un costo inutile o, nella migliore delle ipotesi, un lusso che non ci possiamo più permettere.
Mi piacerebbe sapere qual è l’idea di integrazione che aleggia negli uffici della direzione scolastica regionale di viale Ripamonti. L’integrazione passa attraverso l’impegno a guidare i ragazzi disabili passo passo a poter realizzare, a loro misura, le attività proposte al resto del gruppo classe. Non si può limitare alla presenza fisica del disabile nella classe con tutti gli altri suoi compagni. E’ ovvio che ogni considerazione deve poi passare per la peculiarità di ogni singolo caso specifico, ma sostenere che l’eccessivo ricorso agli insegnanti di sostegno equivalga a un aumento dell’isolamento dei disabili mi sembra davvero troppo.
Spero si sia trattato di un equivoco, ma temo che quanto accaduto sia un’ulteriore conferma di un cambiamento radicale nel modo con cui si guarda al mondo della scuola: l’obiettivo è solo quello di ridurre i costi. E il personale, anche quello educativo, ormai qui da noi viene considerato sempre e solo un costo.
La notizia è rimbalzata in cronaca… quella dei cento cani husky che hanno scarrozzato i turisti alle olimpiadi in Canada: quando hanno smesso di essere fonte di profitto, si è deciso di sopprimerli. Il mondo intero è inorridito e si è commosso, per cento cani sani nei quali, cessata la funzione economica, nessuno ha visto se non un costo da eliminare. Qui si parla di 17 ragazzi disabili, e niente orrore e terrore, certo. Ma l’indifferenza ha la stessa radice: accompagnare ogni essere vivente nel suo percorso di vita costa. Ma è il costo dell’essere “umani”.
se Colosio conoscesse solo un po’ di più il lavoro che nella gran parte delle scuole si mette in campo per integrare gli alunni disabili non direbbe quello che ha detto!!!! appena arrivato all’ufficio scolastico regionale, non ha trovato di meglio da fare che disconoscere il lavoro che tantissimi insegnanti, di sostegno o non, mettono in atto con i loro alunni disabili!! tutto quanto si fa per questi ragazzi, inoltre, ha una ricaduta molto positiva su tutto il gruppo classe ed anche sulle loro famiglie. si mette in atto una “spirale” positiva che fa crescere la comunità intera, perchè i ragazzi che maturano così, saranno degli uomini migliori domani, un po’ più capaci di accettare la diversità (qualunque diversità, anche quelle culturali o religiose!) per farne una ricchezza e non una fonte di divisione. da docente sono grata a tutti i miei ragazzi disabili che mi hanno costretto a riflettere, a darmi da fare per migliorare la mia professionalità ma anche il mio modo di vedere la vita. e sono grata anche a tutti quei colleghi di sostegno, molto spesso precari, perchè con grande sapienza e pazienza cercano di “emancipare” questi alunni affinchè diventino il più possibile, uomini e donne autonomi! sono inorridita di fronte a queste affermazioni che mi offendono come docente, anche perchè io vedo, quando si parla di disabili, dei volti concreti e non semplici numeri!