Da più parti in questi giorni emerge la delusione per la mancanza di voci forti che si levino di fronte ai degradanti spettacoli politico sociali che i media ci propinano ormai quotidianamente.
Il cardinal Bertone ha dichiarato: ”La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilita’ pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una piu’ robusta moralita’, di un senso di giustizia e di legalita”. Parole nette e inusuali per il Segretario di Stato Vaticano, ma non basta questo per riempire un silenzio che rischia di essere molto rumoroso.
Possibile che tra il garantismo ad oltranza e la voglia di “uccidere” il caimano non possano incunearsi riflessioni capaci di sollevare tutti noi dal fango?
Personalmente non ne sono capace, ma oso consegnarvi alcune parole che mi hanno colpito rileggendo il discorso del cardinal Martini a Palazzo Marino il 28 giugno 2002, in occasione della cerimonia di conferimento della Grande Medaglia d’Oro:
Finché la nostra società stimerà di più i “furbi”, che hanno successo, un’acqua limacciosa continuerà ad alimentare il mulino della illegalità e anche, sì, della microcriminalità diffusa. C’è anche un altro effetto, e forse più grave: quello che, togliendo stima sociale all’onestà, si indebolisca il senso civico, in specie dei giovani e dei più esposti alle strumentalizzazioni; e che si coltivi, anche nell’industre Milano, una classe di manovalanza criminosa, attratta dal facile guadagno. Compito culturale urgente allora -che accomuna la città con le sue decisioni politiche e la Chiesa con la sua funzione formativa- è quello di innescare un movimento di restituzione di stima sociale e di prestigio al comportamento onesto e altruistico, anche se austero e povero (…). Rivedendo magari, se del caso, i criteri con i quali la società -e magari anche la Chiesa- concedono favore e attenzione, criteri che troppo spesso premiano i potenti di questo mondo.
C’è poco da aggiungere. Se non che tutti dobbiamo farci un bell’esame di coscienza. E forse anche qualche “mea culpa”.
Grazie di questo prezioso contributo.
Giovanni
Mi sembrano parole urticanti, che andrebbero scolpite in ogni ufficio pubblico, privato e incroci stradali…