Tutto questo poteva non accadere. Questa escalation – il passaggio del presidente del Consiglio da possibile «parte lesa» a indagato principe nel fascicolo dedicato al cosiddetto caso Ruby – poteva non essere sotto i nostri occhi e al primo posto nei nostri discorsi in un momento in cui su ben altro ci si dovrebbe concentrare per il bene del Paese. Si può legittimamente argomentare sul motore di questo ennesimo e increscioso affondo giudiziario contro Berlusconi, ci si può persino interrogare sulle straordinarie energie investigative investite in questa vicenda da strutture centrali di polizia e dalla procura milanese. Ma ci si deve interrogare, credo, anche e soprattutto su altro. «In qualunque campo, quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo», annotò con preoccupazione lo scorso 27 settembre il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Quella sua preoccupazione era ed è sentita da tanti. E in questi anni questo giornale ha ripetutamente ricordato a tutti – premier in primo luogo – che per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, e tener cara, una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre.
Io non so, insomma, come si concluderà l’indagine milanese a carico del presidente Berlusconi. Ma so che deve concludersi presto. A noi italiani, a tutti noi, comunque la pensiamo e comunque votiamo, è dovuto almeno questo: un’uscita rapida da questo irrespirabile polverone. E ognuno deve fare per intero la propria parte perché questo avvenga con tutta l’indispensabile pulizia agli occhi dell’Italia e del mondo.
Mi scuserà il direttore di Avvenire Tarquinio se ha scelto di rilanciare un ampio stralcio del suo editoriale del 18 gennaio. Mi pare che le parole di Tarquinio siano pacate, amare e chiarissime: bisogna fare chiarezza il prima possibile. A tutela di tutti. Protagonisti della vicenda e, soprattutto, cittadini italiani. Per evitare che accada ancora quello che abbiamo visto in consiglio regionale, ovvero una sorta di caccia all’uomo, anzi, alla donna, con la consigliera Minetti inseguita dalle TV che volevano carpirle qualche dichiarazione. Tutto questo mentre in aula si discuteva, nell’indifferenza della stampa, di temi come la solidarietà ai Copti, la revoca del direttore generale dell’ASL Milano 1 Pezzano, il prolungamento della MM2 a Vimercate, l’assistenza residenziale per i disabili psichici e molto altro (guarda il video). Prima usciremo da questa situazione, meglio sarà per tutti!
penso che proprio i cattolici si devono muovere, perchè il governo e il suo capo dicono di essere cattolici e con le continue polemiche non fanno niente se non quello che serve al loro capo.
penso che proprio i cattolici si devono muovere, perchè il governo e il suo capo dicono di essere cattolici e con le continue polemiche non fanno niente se non quello che serve al loro capo.