In Italia un ragazzo su cinque è in condizioni di povertà. Questo toglie speranza.
Ci sono altre forme di povertà per i bambini, quali la malattia o la mancanza di relazioni affettive significative. Troppi bambini sono lasciati soli e, se oggi vengono trascurati, domani rischieranno di perdere i valori fondamentali della vita e correranno il rischio di diventare preda della droga, della delinquenza, della violenza.
I bambini hanno diritto a una famiglia unita. Troppe sofferenze vengono inferte ai più piccoli dalla separazione dei genitori.
Sono concetti espressi dal cardinal Tettamanzi nell’omelia della notte di Natale nel Duomo di Milano.
Aiutare chi è in difficoltà non è solo una questione economica, è anzitutto una questione di dignità umana e di speranza per il futuro.
Che cosa si può fare per alleviare le sofferenze dei bambini, si è chiesto ancora il cardinal Tettamanzi?
C’è bisogno di una conversione del cuore nel modo con cui si guarda ai bambini: i diritti dei bambini non sono attenuati rispetto a quelli degli adulti, anzi, devono essere particolarmente promossi. Le nostre città non sono sempre a misura dei piccoli; i bambini vivono spesso situazioni di solitudine proprio laddove dovrebbero vivere relazioni affettive forze. Bisogna dare più tempo ai bambini.
La stessa integrazione tra italiani e stranieri avverrà grazie ai bambini.
Il cardinal Tettamanzi dal pulpito del Duomo è stato molto esplicito: “Chiedo alle famiglie e alla società di sostenere la vita dei bambini che chiedono di essere accolti e custoditi come un dono, sempre”.
E poi, come conseguenza, alcune domande: perché non proporre un cantiere sociale per i bambini e per i giovani? Che cosa di concreto posso fare io perché diventi realtà diffusa il rispetto e l’aiuto per i bambini?
Aggiungo io: perché non partire dai bambini e dai giovani per costruire il progetto della nuova Milano?
Dalla parte dei bambini per il futuro di noi tutti. Milano inclusa.
26 Dicembre 2010 di fabio pizzul
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