“Manifestazione di orgoglio borghese, la nuova cattedrale celebra la fortuna di tutto l’agglomerato urbano, confuso ammasso di botteghe e officine che tutte hanno collaborato alla sua costruzione e che essa domina ed esalta. Coronata da una selva di guglie, pinnacoli e ghimberle, s’innalza verso il cielo come una città di sogno, un’ideale città di Dio da cui il paesaggio urbano è tutto magnificato. (…) Non si entrava nella cattedrale soltanto per pregare, ma le compagnie dei mestieri vi tenevano le proprie riunioni e il comune al completo le assemblee cittadine”.
Queste poche righe tratte da “L’arte e la società medievale” dello storico George Duby, ben descrivono il significato originario delle grandi cattedrali europee, tra cui va annoverato a pieno titolo il Duomo di Milano. Oggi la cattedrale ambrosiana ha vissuto una giornata importante, con l’inaugurazione della nuova illuminazione delle vetrate che ora saranno visibili dall’esterno in tutto il loro splendore nelle giornate di sabato e domenica e nelle festività religiose. L’opera è stata donata alla Veneranda Fabbrica del Duomo e alla città da A2A che ha voluto così celebrare il centesimo compleanno della storica azienda elettrica milanese, la AEM, nata proprio l’8 dicembre del 1910.
Un bell’esempio di come istituzioni religiose e civili unite alle forze economiche della città possono ancora offrire alla collettività occasioni per riconoscersi in simboli che uniscono e creano coesione sociale. Le stesse vetrate illuminate paiono ribaltare la teologia medievale che voleva che Dio-luce facesse irruzione nel luogo del sacro e lo inondasse della sua grazia: oggi le storie della Bibbia risplenderanno sulla città offrendole sprazzi di bellezza e inviti ad alzare lo sguardo oltre la frenetica rincorsa di una città globalizzata.
Al di là dei possibili significati religiosi e civili dell’iniziativa, mi pare importante sottolineare come negli ultimi mesi ci sia stata una rinnovata attenzione al Duomo, da ultimo con l’accordo siglato in Regione Lombardia che, con la collaborazione di Comune e Provincia di Milano, ha assicurato la disponibilità di 4 milioni di euro per i restauri e la manutenzione. Un atto importante e dovuto, soprattutto dopo la colpevole distrazione degli ultimi anni, che personalmente saluto come una buona notizia. Si tratta ora di fare in modo che i fondi possano essere utilizzati senza troppe complicazioni burocratiche, visto che la Fabbrica del Duomo potrebbe raccontare le tante difficoltà patite in anni recenti. Una città che sa custodire i propri simboli e rinnovare la propria memoria è una città capace di guardare al futuro. Il fatto stesso che l’ipotetica lista islamica per le prossime comunali abbia scelto di inserire nel proprio simbolo il Duomo di Milano non va letto, secondo me, come una provocazione, ma come un segno tangibile che nessuno può permettersi di cancellare e dimenticare i pilastri su cui si fonda la nostra convivenza. Dobbiamo ricordarcelo per primi noi “sedicenti” cattolici.