L’annuncio della disponibilità di Stefano Boeri a correre per la candidatura a sindaco di Milano è una buona notizia.
La città ha bisogno di persone che si mettano in gioco rischiando in prima persona.
L’architetto Boeri è in una fase importante della sua carriera professionale e il fatto di dichiararsi disponibile ad assumere una responsabilità per la città di Milano è per lui un atto di coraggio non da poco. Nell’intervista rilasciata ad Elisabetta Soglio sul “Corriere” Boeri parla dell’amore per Milano come elemento che lo ha convinto a offrire la sua disponibilità. Ben vengano persone che rischiano per la città: per Boeri (diventi o no sindaco) non è un passaggio indolore, la sua posizione professionale verrà pesantemente influenzata da questa scelta. Non sarà più un’archistar, ma un vituperato e bersagliato politico.
Colgo dunque con favore il coraggio di Boeri, ma voglio andare oltre l’ennesima puntata del toto-nomi.
Milano non ha bisogno del salvatore della patria, ha bisogno di proposte concrete e di idee per uscire dall’apatia e dallo stallo che hanno caratterizzato i suoi ultimi anni. Bisogna raccontare ai milanesi quale città si vorrà costruire nei prossimi anni senza nascondersi semplicemente dietro i lustrini dell’Expo del 2015 (occhio, perché Smirne vorrebbe ricomprerselo – si legge su “Italia Oggi”) e convincerli che è riappropriarsi della propria città non è un’utopia.
Le primarie per la scelta del candidato non possono allora limitarsi ad essere una competizione tra “faccioni”, devono diventare l’occasione per mettere a confronto idee e progetti che il vincitore potrà poi assumere in una sintesi arricchita dalla sana competizione. Bando allora alle appartenenze e via alla gara sulle idee. E vinca il migliore.
Il problema non quello di vincere a Milano per dare un segnale politico nazionale. Il problema è regalare un futuro alla città.
Il resto, se ci sarà, verrà da sè.
OLTRE IL TOTO-NOMI
1 Settembre 2010 di fabio pizzul
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