CONTRO L’ONNIPOTENZA DELLA POLITICA

30 Agosto 2010 di fabio pizzul

Per il post di oggi, dopo un’estate di politica impazzita, rubo qualche riga da un bell’articolo firmato dall’amico e collega giornalista Giorgio Bernardelli sul sito “vinonuovo.it” (che vi consiglio di leggere, perché offre sempre interessanti spunti di riflessione).
Ecco la citazione:

(…) Credo che come cristiani dovremmo avere il coraggio di tornare a parlare del limite della politica. Dovremmo ricominciare a dire che la politica non è tutto. Perché è questo il significato più autentico del principio di sussidiarietà, vero e proprio cardine del magistero sociale della Chiesa. Noi stiamo colpevolmente lasciando che si affermi una sua visione debole; sta diventando una citazione nobile che giustifica la richiesta di qualche contributo alle “nostre” scuole o ai “nostri” patronati o alle “nostre” cooperative, in nome del servizio che offrono alla collettività. Ma il principio di sussidiarietà dice molto di più. Impone – appunto – un limite alla politica, che è chiamata ad amministrare, non a costruire a propria immagine e somiglianza la società. Principio di sussidiarietà, allora, significa anche esigere sobrietà dalla politica. Che non vuol dire solo pretendere che la “casta” guadagni meno, ma anche che parli meno (può un politico dire cose sensate su qualsiasi argomento?), che prometta meno, che si vanti meno dei risultati conseguiti dal Paese (dipende tutto davvero dai politici?). Principio di sussidiarietà vuol dire riconoscere con sincerità che la vita concreta della persone non è la Champions League; nella società ci sono sfide un po’ più complesse di una partita in cui o si vince o si perde. E proprio per questo un politico non può pensare di essere sempre l’alfa e l’omega di tutto. Riaffermare il limite della politica non vuol dire farsi gli affari propri e nemmeno sposare l’anti-politica. Al contrario: è un modo per difendere la società e quindi per riportare la politica dentro il suo alveo.

Da più parti si torna a invocare meno stato e più società (slogan già stato di moda negli anni ’80), mi sembra però che non sia la strada più giusta: personalmente preferirei che lo stato (e con esso la politica) non faccia passi indietro, ma intepreti fino in fondo il suo ruolo e i suoi compiti, senza deliri di onnipotenza, ma senza arretramenti di fronte alla responsabilità di indicare strade e soluzioni da percorrere. Quanto alla società, il suo compito non mi pare tanto quello di combattere lo stato, quanto quello di essere se stessa e di produrre una rinnovata cultura dello stare assieme e del buon vivere.
Troppo spesso la politica oggi diventa un modo per sistemarsi e per garantire se stessi, amici e parenti. E’ un altro aspetto, forse il peggiore, della presunta onnipotenza della politica.
Non dimentichiamoci però che anche i fenomeni sociali seguono la logica dei fluidi: dove ci sono spazi vuoti vengono immediatamente riempiti. Se la vita concreta delle persone è riunchiusa in un privato individualistico, ai problemi di tutti ci pensano altri che spesso sono proprio quelli che intendono unicamente farsi gli affari propri.
L’onnipotenza della politica si nutre anche dell’indifferenza e dell’apatia di chi pensa che la politica non sia più meritevole della sua attenzione o anche semplicemente del suo voto.

4 commenti su “CONTRO L’ONNIPOTENZA DELLA POLITICA

  1. grazia

    ci rifletterò, perchè la tentazione di non votare alle prossime elezioni (con questa legge elettorale) è forte.

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  2. Paolo

    Molto bella la citazione di bernardelli.
    Oggi il futuro è una minaccia (non lo dico io ma Umbergo Galimberti nel suo ultimo libro), e la politica, non è certo la promessa di un futuro migliore. Nessuno crede più nella politica, nessun crede più nel futuro. Il giornale oggi dice che 4 giovani su 10 sono disoccupati.
    Io penso che chi si impegna oggi (in politica, nel sociale), debba per prima cosa trasmettere agli altri che “ancora” crede nella vita, nel futuro, negli altri.
    Paolo

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  3. Jacopo

    Ricominciare a leggerti dopo le vacanze su temi così fondamentali è acqua fresca! E’ un piacere vedere che non si riduce il dibattito solo alle questioni contingenti ma si persegue il tentativo di decollare…Abbiamo bisogno tutti di ritrovare la capacità di affrontare grandi temi e darsi grandi prospettive!
    Ciao

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  4. Francesco GRASSI

    Pienamente d’accordo, è responsabilità di tutti i cittadini partecipare alla vita politica almeno con il voto consapevole. Il degrado della politica è legato al disinteresse di molti e i posti sono occupati da chi ha interessi diversi dal bene comune.

    Ciao

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