Senza offesa per il Ruanda, ma quanto ho visto ieri nel carcere di San Vittore, centro di Milano, mi ha ricordato alcuni luoghi visitati in Ruanda nel 1998, a pochi anni dal genocidio. Una fetta di terzo mondo nel bel mezzo di una delle città simbolo dell’Europa e dell’Occidente.
Sovraffollamento (1600 detenuti in un istituto pensato per 800 e con due raggi da 150 posti ciascuno chiusi), strutture fatiscenti (e non solo quelle per i detenuti, la visita nella caserma dove vivono 325 guardia mi ha impressionato!), guardie sotto organico (ne mancano qualche centinaio).
La situazione del carcere di San Vittore è oltre il collasso e la struttura regge solo in virtù della buona volontà di chi ci lavora.
Nei prossimi giorni un resoconto più puntuale, nel frattempo vi invito ad ascoltare un’intervista che ho rilasciato a Radio Marconi e che andrà in onda questa mattina alle 10.00. pizzul san vittore
Ho seguito la stessa tua visita unitamente all’Onorevole Duilio, è la cosa mi ha lasciata …spaventata, credo sia il termine più preciso; spaventata perchè oggi come oggi può capitare a chiunque di finire a San Vittore anche per quelle “piccolezze” che seppur definiti reati, nulla hanno a che vedere con la custodia cautelare in carcere che-comunque- è prevista dal nostro codice come estrema ratio e non come “a prescindere”. E’ vero, adesso come adesso, non possiamo fare altro se non provare a migliorare le loro condizioni perchè dalle soluzioni vere e proprie siamo -purtroppo- distanti anni luce.