La proposta del contratto unico di Tito Boeri è piaciuta ai giovani democratici, con qualche distinguo. I 3 giorni di formazione a Desenzano del Garda per i giovani del Partito Democratico, quelli veri, sotto i trent’anni per intenderci, hanno avuto come tema principale la crisi economica e le ripercussioni che essa ha avuto sui loro coetanei, la fascia d’età più colpita perché forte solo del sostegno familiare (guarda il video).
Il contratto unico ideato da Tito Boeri e presentato al laboratorio dedicato al lavoro – alla presenza di Tiziano Treu – si pone l’obiettivo di superare la differenza di tutele e trattamento tra i lavoratori assunti a tempo indeterminato e i precari, con tre semplici regole.
Numero uno: la sostituzione di tutti i contratti a tempo determinato, o con partita iva con un solo committente, in un contratto unico della durata di tre anni, al termine del quale si confluisce automaticamente nel contratto a tempo indeterminato.
Numero due: l’interruzione del contratto senza giusta causa prevede una mora per il datore di lavoro che aumenta in modo progressivo mese dopo mese senza grossi scaloni.
Numero tre: se il contratto viene interrotto e poi ripreso con lo stesso datore di lavoro, si riparte dal punto in cui si era arrivati in termini di anni e di mora progressiva in caso di ulteriore interruzione. Alternative al contratto unico sono previste per i lavori stagionali o per i salari oltre i 25.000 euro – oppure oltre i 30.000 euro per i titolari di partita iva con unico committente.
Secondo Tiziano Treu si tratta di un modello molto interessante ma non sempre applicabile a meno di adattamenti e specifiche ulteriori a seconda dei casi.
Enrico Letta, intervenuto in serata, ha rilanciato il dibattito con la proposta denominata fisco 25, un’operazione che punta a rendere i giovani in grado di uscire di casa a 25 anni grazie ad interventi che, insieme alla revisione dei contratti precari, prevedano agevolazioni fiscali e politiche pubbliche per la casa.
Per quanto mi compete, l’impegno che ho assunto con i giovani presenti è quello di dar voce in Consiglio alle proposte che mi pervenissero in tema di lavoro e formazione sulle quali la Regione ha competenza. Un primo argomento sul quale intervenire potrebbe essere quello degli stage, che spesso e volentieri si trasformano in sfruttamento improprio del lavoro giovanile. Perché non pensare a una maggiore regolamentazione e a un reale accompagnamento nel delicato percorso tra scuola e lavoro? Lo stage può essere uno strumento prezioso, ma va usato con onestà e correttezza.
Sugli stagisti ci sarebbe molto da dire, però sarebbe soprattutto ora di passare ai fatti, c’è più di un’intera generazione che ce lo impone, visto che per giunta riuscirà a fatica ad arrivare a una pensione…