Il Ministero dell’Istruzione annuncia che l’anno prossimo nella scuola Primaria aumenterà l’offerta di tempo pieno. I numeri consentono questa affermazione, ma il prezzo da pagare è tutto sulle spalle dei bambini delle elementari e dei loro insegnanti. Per garantire una risposta alla richiesta crescente delle 40 ore settimanali (il cosiddetto tempo pieno), scompariranno, di fatto, le compresenze, ovvero la possibilità di avere due insegnanti in contempranea au una classe. E che c’è di male? Potrebbe obiettare qualcuno, non basta forse una maestra per fare lezione?
Il ragionamento, dal punto di vista numerico non fa una grinza, ma fa a pugni con la qualità dell’offerta formativa e con la possibilità di offrire ai bambini una serie di attività che non siano solo la classica lezione frontale. Affrontare un tempo pieno con lo schema classico della lezione significa mettere a dura prova la sopportazione reciproca di alunni e docenti.
Numericamente tutto bene, dunque, ma la qualità dell’insegnamento rischia davvero di calare al di sotto del livello di guardia.
Altro capito quello relativo ai tagli di personale.
Formalmente dal Ministero si dice che l’organico ricalcherà esattamente quello dello scorso anno scolastico, quindi: nessun taglio.
Anche qui serve qualche distinguo. Nessun taglio se le bocce fossero ferme, ma laddove (e spesso succede) aumentano gli alunni l’effetto è quello di un’effettiva diminuzione degli insegnanti a disposizione, di mancata apertura di nuove classi e di scarse risorse per gestire le situazioni più problematiche, dall’integrazione degli stranieri agli studenti portatori di handicap.
In queste ore è emerso un caso eclatante in quel di Gessate, nella zona della Martesana.
Lì un gruppo di genitori della scuola dell’infanzia (l’asilo, per intenderci) è arrivato addirittura ad occupare l’aula del Consiglio Comunale. La protesta nasce dal fatto che ci sono 60 bambini in lista d’attesa per la scuola dell’infanzia e per il prossimo anno scolastico per loro non ci sarà modo di frequentare la scuola materna. Vero che non si parla di scuola dell’obbligo, ma il disagio nel cammino formativo e le difficoltà delle famiglie nel “piazzare” i figli sono più che evidenti. In pratica, il Ministero ha disposto il mantenimento dell’organico dell’anno precedente e, dunque, nessuna possibilità di aprire nuove sezioni di scuola dell’infanzia. Oltre al danno, la beffa. Il Comune di Gessate ha costruito lo scorso anno il nuovo asilo investendo 1 milione e 200 mila Euro. Il posto per i bambini dunque ci sarebbe, mancano le insegnanti. Vista la situazione finanziaria in cui si dibattono gli enti locali, per il Comune di Gessate non c’è ovviamente la minima possibilità di pagarsi le insegnanti.
Che fare allora? Le famiglia della cittadina della Martesana non sanno letteralmente a che santo votarsi. Si sono costituiti in Comitato, hanno scritto all’Ufficio Scolastico e al Ministero (lettera da Gessate) e, non sapendo più che fare, hanno occupato l’Aula Consiliare.
La loro iniziativa porterà a qualcosa? Molto difficile, ma almeno il problema è stato sollevato.
Questo pomeriggio mi recherò a Gessate per incontrare i locali amministratori. Anche questo servirà a poco, ma un gesto di attenzione mi sembra importante.
Quella di Gessate non è l’unica situazione critica di una scuola sempre più povera che non fa altro che rendere più povero il nostro futuro.
Ciao Fabio. Intervengo di corsa, ma ciò mi interessa essendo insegnante. Anche da noi (Comune di Lainate) ci sono di questi tagli. 50 bambini in lista di attesa nei due Istituti comprensivi, taglio di una classe a tempo prolungato alla scuola primaria, taglio di insegnanti alla scuola media… E noi a fare i salti mortali per far quadrare tutto, ma fra poco non si potrà più: le risorse sono al minimo. E non c’è più tempo per un’adeguata integrazione per i bambini che provengono da altri Paesi, e non c’è più la possibilità di “star dietro” a chi ha problemi (e sono sempre più numerosi, e non sono problemi da sostegno, ma di relazione che richiedono tempo ed energie…). Le classi diventano sempre più numerose e non riesci a prestare un’adeguata attenzione educativa (chi parlava di “piani educativi individualizzati? Con 30 ragazzini?) No, così non va. E oggi il ministro che afferma che si va verso una scuola di qualità… Ma ha provato qualcuno di quelli che decidono cosa significa entrare in una classe e insegnare? Mi sa proprio di no…
Mi fermo qui. Ma da dentro la scuola di cose da dire ne avremmo. E molte di più.
Mi permetto di far notare che anche confindustria, sostanzialmente allineata alla politica governativa, sente il bisogno di sottolinere la miopia di una manovra che taglia sull’instruzione a differenza della Germania (governo di centro destra) dove, pur perseguendo il rigore dei conti pubblici si investono risorse aggiuntive pari a 12 miliardi di Euro su educazione e formazione
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-15/tremonti-investire-080200.shtml?uuid=AYIVkhyB&fromSearch
Certo Jacopo. Con i tagli lineari e poco selettivi non si crea nè sviluppo nè futuro. Ormai la manovra è presa a pallonate da destra e da sinistra, vedremo se qualcuno a Roma avrà il coraggio di prenderne atto.