Il Primo Maggio è stato l’occasione per tornare a riflettere sul lavoro.
Tra i tanti interventi importanti, basti pensare al presidente Napolitano che ha ribadito la necessità di un maggiore impegno per contrastare le morti bianche e il lavoro sommerso, voglio riproporre un passaggio del messaggio che il cardinal Tettamanzi ha inviato ai fedeli della Diocesi di Milano in occasione delle Veglie dei lavoratori:
“Occorre anche si attivi una rinnovata solidarietà tra lavoratori e con essi, da parte di tutti, per uscire dall’attuale emergenza sociale e occupazionale. Non sempre infatti la difficoltà unisce le persone! Viceversa, soltanto assieme è possibile giungere a redistribuire più correttamente gli oneri della crisi oggi e a trovare soluzioni per il domani. Penso ad es. ai contratti di solidarietà, che consentono di ripartire in modo equo una riduzione di lavoro divenuta ormai inevitabile, scongiurando in molti casi il ricorso al licenziamento. Il lavoro è problema di tutti, non di alcuni soltanto; è questione primaria che deve trovarci tutti e insieme impegnati per uscire dall’attuale emergenza, ciascuno secondo le proprie competenze e responsabilità”.
Mi paiono parole stimolanti soprattutto in ordine all’invito a una rinnovata solidarietà e alla necessità di rimanere uniti. In tempo di crisi è facile cedere alla tentazione di pensare solo a se stessi e di chiudersi nei propri problemi. Mi pare importante ricordare che la solidarietà è l’unico atteggiamento che può davvero aprire una speranza per il futuro.
Tra le tante aziende in crisi che hanno celebrato mestamente il Primo Maggio voglio per questo ricordare l’Italtel di Castelletto Ticino per due motivi.
Il primo è triste, perché nei giorni scorsi è stato trovato senza vita uno dei lavoratori in cassa integrazione.
Il secondo è positivo e riguarda il Fondo di solidarietà che i lavoratori hanno deciso di istituire per sostenere i colleghi più in difficoltà pagando una cifra mensile di tasca propria. Un modo concreto per trasformare in realtà le parole del cardinal Tettamanzi.
Ci sono tante esperienze simili a quelle dell’Italtel e andrebbero valorizzate e sostenute (magari anche con qualche tangibile riconoscimento da parte delle istituzioni), perché consentono ai lavoratori di vivere quella solidarietà che consente di guardare con maggiore fiducia e speranza al futuro.