I sindaci lombardi tornano all’attacco: oggi saranno in piazza e, dopo un incontro con i cittadini milanesi in piazza San Babila, si recherannon in corteo fino alla prefettura. Alle 11 saranno consegnate simbolicamente le fasce con il tricolore al prefetto Gian Valerio Lombardi. Al centro della protesta il cosiddetto patto di stabilità che impedisce anche ai comuni virtuosi (con i conti a posto) di poter investire i propri denari in opere pubbliche.
La protesta non è nuova: già nell’autunno del 2004 erano scesi in piazza alcuni sindaci di comuni sotto i 5000 abitanti sempre contro il patto di stabilità. Oggi la protesta non ha confini né colore politico e ai piccoli si sono aggiunti i grandi. Le adesioni hanno continuato ad arrivare per tutta la giornata di ieri alla sede dell’Anci regionale: ormai i primi cittadini ad aderire sono più di 400 di ogni provenienza geografica e politica.
Tra le varie proposte, rilancio quella del sindaco di Pioltello Antonello Conca (Pd): «Sarebbe sufficiente assegnare ai comuni la metà dei soldi ricavati con il bollo auto, per rifare le strade. Il bollo auto in Lombardia vale oltre un miliardo di euro. Una montagna di soldi».
In tempi in cui si parla (e straparla) di federalismo fiscale, sarebbe necessario offrire segnali concreti di attenzione ai comuni offrendo loro la possibilità di investire soldi a favore dei cittadini.
Anche la Regione può avere un ruolo in questa vicenda.
Da un lato valorizzando le buone pratiche che giungono da molti comuni lombardi, dall’altro proponendosi come garante di una nuova formulazione del patto di stabilità. Regione Lombardia potrebbe garantire il rispetto complessivo dei parametri proposti dal patto garantendo ai comuni virtuosi la possibilità di investire e fungendo da cassa di compensazione (a costo zero).
La legge delega consente che il percorso dei finanziamenti non debba necessariamente essere diretto dal governo agli enti locali, ma vi possa essere l’intermediazione della Regione. La Regione Lombardia potrebbe sfruttare questa opportunità e riorganizzare i patti di stabilità interni, premiando i comuni più virtuosi e garantendo il vincolo complessivo del patto di stabilità, ma modulando di anno in anno le spese ad uno o all’altro degli enti locali secondo le loro esigenze ed urgenze.
In attesa del mitico federalismo fiscale, potrebbe essere un primo passo concreto per venire incontro agli enti locali e uscire da un centralismo regionale che, purtroppo, in questi anni ha fatto troppi e lunghi passi avanti.