C’è grande bisogno di speranza e fiducia nel nostro Paese. Il clima che ci sta accompagnando alle prossime elezioni regionali non fa ben sperare, ma non per questo dobbiamo rassegnarci a una politica che si propone solo di difendere interessi e posizioni acquisite.
Ho ricevuto grande conforto dalla lettura di una nota della Presidenza Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana in vista delle elezioni amministrative.
Rinvio tutti voi alla lettura del documento (lo trovate in www.azionecattolica.it), ma voglio da subito rilanciarne alcuni passaggi:
«Non possiamo non rimarcare – sottolinea il documento – come la speranza e la fiducia degli italiani siano fortemente minate dalle recenti inchieste giudiziarie riguardanti episodi di corruzione e collusione che coinvolgerebbero imprenditori, politici, rappresentanti delle istituzioni, malavita organizzata » . Uno scenario che ha, « come risultato immediato, un forte allontanamento dei cittadini dalla vita pubblica, un enorme senso di rassegnazione di fronte a fenomeni di malcostume che, per mole e frequenza, sembrano intaccare a fondo la prassi ordinaria dell’agire amministrativo » .
Per scongiurare questo pericolo, l’Azione cattolica ripropone la «questione della moralità della classe dirigente», che deve essere affrontata «con rigore, senza retorica e senza strumentalizzazioni ». Dopo il «pasticcio sulla presentazione delle liste», l’Ac chiede che il confronto politico sia sulle «questioni reali» motivo di «sofferenza degli italiani», come la «crisi occupazionale che sta mettendo in ginocchio numerose famiglie e deludendo profondamente le aspettative dei giovani».
E ancora:
“La speranza e la fiducia, in questo tempo, hanno bisogno non solo di grandi e buone idee, ma anche e soprattutto dei cuori, delle braccia e delle menti di persone concrete che scelgono di spendersi per il bene comune. Appare necessario adoperarsi – e anche l’Ac ne sente l’urgenza – per la formazione di una classe dirigente motivata a competente, come più volte auspicato da Papa Benedetto XVI e dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Appare necessario recuperare un reale protagonismo delle comunità locali e dei singoli cittadini, in grado di stimolare la politica ad un radicale cambio di passo e di stile. Il voto, mai come in questo momento, non può essere un mero e formale strumento di delega, ma il primo mezzo per tornare ad una partecipazione consapevole, che attivi e sostenga le idee e le motivazioni profonde, che rinneghi logiche clientelari e giochi d’interesse”.
Parole che rimotivano e, come dicevo, consolano chi come me ha scelto di candidarsi in queste elezioni regionali.
Al doverso grazie alla Presidenza dell’Azione Cattolica si aggiunge un invito a riflettere su queste parole per guardare al voto di fine marzo superando ogni tentazione di disimpegno.
Sta cambiando la cultura democratica del nostro Paese, messa in crisi da un individualismo esasperato, che rende difficile capire il valore del costruire insieme una società orientata al bene comune. Per uscire da essa, l’AC propone di “recuperare un reale protagonismo delle comunità locali e dei singoli cittadini”.
Penso che le tue proposte in merito, vissute con lo stile del cristiano impegnato in politica, siano azzeccate:
Sicurezza, intesa come aumentare e favorire i momenti di ascolto e di dialogo con la società civile, rimanendo sempre in ascolto della società che cambia
Sobrietà, intesa primato della vita spirituale: Come dice il cardinal Martini: “Occorre essere liberi interiormente, vivere quel distacco che indica lo stile del servizio e non del potere ad ogni costo”.
Solidarietà, che non è difesa e salvaguardia di interessi e diritti individuali, ma deve essere una socialità condivisa e radicale che privilegi i più bisognosi, lottando contro questo modo privatistico di interpretare la società e saper guardare alla nostra esistenza senza ridurla.
Sussidarietà, intesa non come una generalizzata cultura dell’assistenzialismo, ma come espressione di un giusto equilibrio tra le esigenze dei cittadini e il quadro di compatibilità economica, aiutando i cittadini a riappropriarsi dei propri ruoli, dei diritti ma soprattutto dei doveri.
In questo modo il progetto ha un’anima, un’idea forza, un obiettivo e non è visto solo come un freddo elenco di cose da fare (tipico stile formigoniano).
Ti lascio infine le parole di un grande uomo politico: “Il cristiano sa che nel promuovere questi principi si trova accanto, volta a volta, uomini di buona volontà che pure ispirano a ideali diversi tra la loro vita e la loro azione. Il dialogo e la collaborazione con questi uomini di buona volontà non impoverisce la sua forza ideale, ma anzi, arricchisce la sua esperienza, rende più consapevole la sua scelta e dimostra quanto sia costruttivo l’incontro su alcuni valori e speranze comuni.
Ma la sua esperienza gli dice anche quanto sia difficile, anche per i cristiani, realizzare in concreto quei valori, e quanta costanza ogni cristiano debba mettere nel suo impegno per costruire ogni giorno la città dell’uomo”. (V. Bachelet)