Permettetemi di raccontarvi due storie.
Un padre di famiglia con tre figli è proprietario di quattro appartamenti. Non avendo necessità di utilizzarli per sè (vive infatti in una villetta che non è di sua proprietà) ha deciso di offrirli in comodato gratuito a un’associazione che si occupa di fornire alloggi a giovani svantaggiati. Il nostro padre di famiglia vive con uno stipendio dignitoso, ma non certo da nababbo e vuole esplorare la possibilità di ottenere agevolazioni tariffarie su alcuni servizi. Fa calcolare l’indice ISEE e lo scopre superiore ai 90mila Euro, una cifra talmente alta da inserirlo automaticamente nella fasce più alte di reddito. Aggiungiamo una beffa: il comune in cui sono collocati i quattro appartamenti ha riconosciuto al nostro l’esenzione ICI visto l’utilizzo a scopo sociale degli stessi. Ma per altri enti pubblici questo non significa nulla.
Seconda storia.
Una piccola azienda, nonostante la crisi, decide di mantenere il posto di lavoro per tutti i propri dipendenti. Il fatturato cala vistosamente, ma il proprietario decide comunque di andare avanti attingendo al proprio patrimonio. Dopo qualche anno arriva una comunicazione del fisco relativa ai cosiddetti studi di settore: l’imprenditore scopre che, secondo l’Agenzie delle Entrate, il suo fatturato non è coerente con il numero di dipendenti e le dotazioni strutturali dell’azienda e che è tenuto a pagare imposte aggiuntive per oltre 80.000 Euro, perché c’è il fondato sospetto che possa avere occultato al fisco una parte del suo fatturato. Dopo qualche discussione, l’Agenzia delle Entrate propone al malcapitato una sorta di accordo: paghi 20.000 Euro e tutto si chiuderà senza conseguenze. L’imprenditore tenta di spiegare l’assoluta regolarità della propria posizione e chiede che si facciano le verifiche del caso, ma l’unica strada possibile per far valere le proprie ragioni sembra essere il contenzioso.
Fine delle storielle.
Il problema è che sono entrambe assolutamente vere.
L’Italia, siamo d’accordo, è il paese dei furbi, quindi è lecito che il fisco faccia di tutto per scoraggiare gli elusori e gli evasori. Ma perché penalizzare anche chi ha le migliori intenzioni?
O si cambia registro o la sensazione diffusa rimarrà comunque quella che conviene fare i furbi piuttosto che rispettare le regole, magari mettendo qualcosa di proprio a favore degli altri.
Anche la Regione può dare il suo contributo per rendere il fisco più vicino ai cittadini. Si deve pagare le tasse! Non sarà mai un piacere, ma non deve neppure diventare una sorta di condanna.
Le proposte del PD:
Per le Famiglie. Proponiamo di riorganizzare l’Irpef regionale in funzione del carico famigliare così come hanno già fatto altre regioni come il Veneto, per sostenere meglio chi a più figli. Proponiamo inoltre l’aumento dell’esenzione Irpef fino a 30mila euro.
Bisogna sostenere le giovani famiglie con meccanismi di rimborsabilità delle spese di cura dei figli, sgravando anche i redditi delle giovani coppie che lavorano.
Per le imprese. A livello nazionale gli Studi di Settore vanno rapidamente superati. A livello regionale è possibile e necessario rimodulare l’Irap soprattutto a vantaggio della piccola impresa.
Credo che questo tipo di vicenda, di questi tempi sia più frequente di quello che non si possa pensare. Personalmente conosco altri casi.
D’altro canto, se il merito della GdF viene giudicato solo da quanto riescono a far pagare agli “evasori” si può ben comprendere come mai casi di questo genere ce ne siano tanti. Se non si rivedono gli studi di settore adeguandoli all’attuale periodo difficile, il prossimo anno saranno guai per molti.
E’ la stessa logica che induce la polizia locale a nascondersi dietro in riparo per dare multe e fare cassa per il comune per sanare il buco ICI; dimenticando che il loro compito dovrebbe essere quello di prevenire ed educare, non limitarsi ad applicare la legge.
Ambrogio
La storia è calzante ancora di più .
Gli studi settore non sono uno strumento sbagliato . E semplicemente uno strumento interrotto, come molti altri . Potrebbe diventare uno strumento di miglioramento del rapporto azienda e fisco cioè un trasferimento di informazione per cui coloro che vogliono essere puliti lo siano . Coloro che vogliono essere affiancati direttamente dal fisco. Possono richiedere di essere assistiti seguire una linea pulita da errori e problemi fiscali che molte volte non sono elusioni ma ignoranza nella materia.
Si scappa dagli studi settore perchè è la paura di avere degli scheletri negli armadi senza saperlo . Il rischio è che queste incompetenze le paghi il doppio . Pertanto un piccola azienda tende a nascondere per paura che la legge faccia il suo corso, e metta in crisi una attività che con sacrificio fa già fatica a stare in piedi.
Invece la limpidezza dei dati economici è la risorsa più importante di qualsiasi ente , di uno stato e dovrebbe promuovere ed incentivare alla trasparenza .
Grazie ancora
Caro Fabio,
….un piccolo quesito:
Sono una mamma casalinga con tre figli, due alle medie e una ancora alla materna…mio marito è impiegato.
Mando i miei due figli grandi in una scuola paritaria di indirizzo cattolico..una scelta fatta per vari motivi…
Mio marito ed io ci teniamo molto che i valori che stiamo trasmettendo ai nostri figli ci siano anche nell’ambito scolastico.
Facciamo tanti sacrifici per mandarli in questa scuola…ed un aiuto ci è anche dato dalla dote scuola della regione….
Quasta dote scuola verrà abolita dal PD????…. E non mandiamo certo i figli in una scuola “privata” per farli promuovere…sono due ragazzi molto volenterosi che non hanno mai avuto problemi a studiare…
Grazie
Gentile Fabio,
grazie per la celere risposta…sono molto d’accordo con te!
Silvia