Marinella Colombo da qualche settimana vive in clandestinità. Ha ripreso i suoi due figli che erano stati “affidati” dallo jegendamt al marito tedesco. In realtà, Marinella non poteva più vedere i propri bimbi in virtù di una assurda forma di protezione della “germanicità” dei minori all’interno delle cause di separazione con uno dei due genitori di nazionalità tedesca.
Ieri presso il Parlamento europeo a Strasburgo si è tenuta una conferenza stampa sulle attività dello Jugendamt in Europa.
La vicenda di Marinella non è isolata, molte altri minori sono oggetto di attenzione da parte dell’ente tedesco per i minori e non sempre le procedure e le azioni sono chiare e volte alla tutela del bene dei piccoli.
La Colombo ora, come detto è in clandestinità per proteggere i propri figli e nei giorni scorsi ha rilasciato le segneti precisazioni:
“I bambini non sono MAI stati affidati al padre, hanno sempre vissuto con me e li ho sempre mantenuti da sola, senza peraltro mai ostacolare le visite ed i contatti con il padre. Questa confusione relativamente all’affido è stata creata dalla parte tedesca, falsificando le traduzioni. Dette falsificazioni sono oggetto di due querele che, purtroppo, dopo un anno, sono ancora in corso di indagini;
– L’inserimento della mia persona nelle liste Europol non è stato fatto perché ho portato i bambini in Italia, bensì mentre i bambini erano in vacanza con il padre e quindi in modo PREVENTIVO e pertanto del tutto illegale. Sono stata accusata di sottrazione di minori che erano invece insieme al padre. Come è possibile accettare tutto questo? Nel mio fascicolo si legge che l’Austria, paese che capisce il tedesco e non necessita di traduzioni, ha respinto le richieste tedesche del mio arresto della mia estradizione, in ottemperanza al trattato di Schengen.
L’Italia invece si è messa agli ordini di Berlino. Da un anno e mezzo ormai attendo chiarimenti!”
Fin qui le parole della Colombo. Una vicenda triste che potrebbe avere presto ulteriori sviluppi giudiziari.
A Marinella va tutta la solidarietà possibile, nella speranza che presto possa vedere riconosciute le sue ragioni.
Per chi volesse capirci di più o sostenere Marinella Colombo, c’è un gruppo si Facebook “Jugendamt, nein danke”.
Lo JUGENDAMT e la storia del Dan Schulz spiegato dal CBN Tv
http://www.cbn.com/cbnnews/world/2010/March/Child-Welfare-Agency-Echoes-Nazi-Germany/
La storia di Marinella non è la sola. Io, papà Italiano di un bimbo italo tedesco non so NULLA di mio figlio, se non il codice IBAN della madre. Lei con una telefonata ad uno psicoterapeuta distante 500 km mi ha impedito di vedere il bimbo, nonostante le mie rimostranze e due processi dove il giudice mi ha preso in giro, dicendo una cosa e verbalizzandone un’altra, senza lasciarmi parlare e senza neppure convocare l’interprete. Mi ha “concesso” da mezz’ora ad un’ora con tre controllori Jugendamt, per 10 volte in un anno. Durante le quali se parlavo in Italiano e non in tedesco sarei stato immediatamente alontanato.
Ho perso il lavoro ma nulla importa: devo pagare gli alimenti alla madre più che benestante. Se ero tedesco il processo iniziava dopo 3 mesi. A me hanno fatto aspettare 7 mesi più altri 4 per documenti “urgenti” già redatti mesi prima. Da un paese come la Germania, non nuova a discriminazioni!
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